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La Gazzetta dello Sport

L’ira di Mourinho: “Non ci rispettano. Se parlo, domenica niente panchina”

L’ira di Mourinho: “Non ci rispettano. Se parlo, domenica niente panchina” - immagine 1

Il tecnico della Roma infuriato per il rigore concesso al Milan: "Così è davvero dura..."

Redazione

Che la Roma vinca o perda, c’è una persona che fa uno show tutto suo, parallelo a quello della squadra giallorossa, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. José Mourinho si agita, protesta, prende a calci i cartelloni pubblicitari a bordocampo e, alla fine, non accetta domande, per attirare tutta l’attenzione sull’arbitraggio, reo del penalty concesso a Ibrahimovic e del mancato rigore su Pellegrini nel finale. "Complimenti al Milan e non voglio dire niente di più perché se parlo, domenica non sarei in panchina. Mi dà rabbia la mancanza di rispetto per i nostri tifosi e per quelli che amano la Roma. Anche in una partita in cui non abbiamo giocato bene e abbiamo lasciato tutto, questo rispetto che abbiamo noi gli altri non lo hanno. Basta, non vado oltre". Nel giorno in cui, dopo 43 partite consecutive, perde l’imbattibilità interna, lo Special One, insomma, non trova niente di meglio del silenzio polemico. "Voglio essere in panchina domenica prossimo e per questo non desidero avere alcun tipo di processo disciplinare. Mi limito a congratularmi con i rossoneri che hanno vinto. Vedere che non c’è rispetto per i romanisti è dura, il rispetto che abbiamo noi è il rispetto che tutti dovrebbero avere, ma non è così. In una partita dove non abbiamo giocato bene nel primo tempo e contro una brava squadra, non c’è stato rispetto per i romanisti. Non dico altro. Ho fatto uno sforzo nel prendere tutti i giocatori davanti allo spogliatoio e non davanti a quello dell’arbitro, siamo riusciti a controllare emozione e a stare tranquilli". Non lo è invece Mancini, che a fine partita commenta così gli episodi incriminati: "Questa è una presa in giro. Il rigore di Ibanez non esiste, mentre ce n’è uno grande come una casa su Pellegrini, nel finale. Ci dicono sempre di guardare la Premier, che è il calcio più bello del mondo, ma lì si metterebbero a ridere anche i giocatori, non solo fuori, se fischiassero un fallo come quello che è stato fischiato a Ibanez. Ci dicono di difendere come pinguini per la questione delle braccia e poi non puoi fare neppure un contrasto come questo. La Roma esce da questa partita con la consapevolezza giusta, ma con tantissima rabbia per quello che abbiamo visto in campo. Vengo descritto come un rompiscatole, ma a Maresca ho chiesto con estrema educazione che cosa aveva visto e mi ha detto che Ibra aveva anticipato Ibanez. Ma se è stato richiamato al Var evidentemente si pensava ad un errore. Eppure lì ci sono 4-5 arbitri, che cosa hanno visto?". Adesso la Roma è stata agganciata al quarto posto dell’Atalanta, avendo 2 punti in meno rispetto alla scorsa stagione e 3 in meno rispetto al primo anno di Fonseca. Sono numeri, naturalmente, che raccontano una verità parziale, perché il carattere della squadra è senz’altro lievitato, ma avere il 7° attacco del campionato impone delle riflessioni che non possono esaurirsi con le polemiche arbitrali. Per quelle, in Italia, non serve essere Special.