Il day after alla tempesta scaturita intorno al nuovo stadio della Roma lo si passa a contare i danni e come scrive Alessandro Catapano su La Gazzetta dello Sport, il futuro del progetto è ancora molto incerto. L’inchiesta produce nuove rivelazioni e aggiunge indagati (salgono a 27), cadono le prime teste (si dimette Lanzalone dalla presidenza Acea) e si inviano ispettori.
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L’inchiesta avanza ma il dossier tiene “atti tutti validi”
Raggi difende il progetto: «Se è regolare va avanti» Tra gli indagati potrebbe esserci anche Malagò
Faticosamente, però, si prova a capire se tra gli effetti collaterali dell’indagine penale ci sia effettivamente pure una sospensione sine die del dossier Tor di Valle. O se, una volta ripassati al setaccio tutti gli atti, possa riprendere la sua marcia. Una strada, seppure impervia, prova a tracciarla il sindaco Virginia Raggi. "Che fine farà lo Stadio? — le chiedono — Non lo sappiamo. Gli atti della procedura sembrano tutti validi. Noi ci riserviamo di fare gli approfondimenti del caso. Se non ci sono irregolarità, a mio avviso si potrà andare avanti".
Il vero rebus da sciogliere, a questo punto, potrebbe riguardare i tempi degli approfondimenti annunciati dal sindaco. Di fatto, rischiano di congelare l’iter per qualche mese. Ieri il Dipartimento Urbanistica del Campidoglio ha inviato una lettera a Eurnova, la società di Parnasi coinvolta nella realizzazione dello stadio, per chiedere chiarimenti. C’è poi da chiarire la vicenda del vincolo architettonico sulla tribuna del vecchio ippodromo per cui risulta indagato il Sovrintendente Francesco Prosperetti.
Nelle pieghe dell’inchiesta emerge anche una parallela attività del gruppo Parnasi per l’individuazione di un’area dove costruire il nuovo stadio del Milan. Non per forza un’attività illecita. Al netto del tentativo piuttosto grossolano di ingraziarsi l’assessore Maran, infatti, i colloqui di Parnasi sono regolari. In virtù dell’incarico conferitogli dal club rossonero, incontra il sindaco Sala. Di questo e del progetto Roma Parnasi parla anche con Giovanni Malagò. L'imprenditore prova a sfruttare il ruolo istituzionale di Malagò. E in un altro incontro, è il presidente del Coni a presentargli il compagno della figlia "allo scopo – si legge nell’informativa dei Carabinieri – di creargli un’occasione professionale". Motivo per cui anche lui sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati.
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