«È inutile nascondere la testa sotto la sabbia, questo fatto di avere una doppia faccia ci è già successo altre volte. E allora ne dovremo parlare, per risolvere il problema». È uno Spalletti molto più deluso che arrabbiato quello di fine gara. Forse perché in cuor suo credeva davvero di poter tenere il passo della Juve. «I ragazzi si erano allenati benissimo, ero certo di fare una grande partita». E invece lo è stata solo per un po’, la seconda parte del primo tempo. Poi il buio, soprattutto nella ripresa, quando la Roma è scomparsa dal campo. Lasciando spazio a dubbi e qualche crisi isterica, sparsa qua e là.
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Le solite due facce: «È un problema» Furia Nainggolan
Spalletti: «Un passo indietro per le nostre qualità». Il belga dopo il cambio: «Spiegatemi che devo fare»
Già, perché poi se i cambi per qualcuno sono stati l’errore di Spalletti, quegli stessi cambi hanno creato più di una scintilla. Prima il malumore di Perotti (evidente al momento dell’uscita), poi i rimproveri «coloriti» di Nainggolan a Domenichini, il vice di Spalletti. «Quando mi fate cambiare ruolo, ditemi bene le cose che devo fare», il succo delle frasi di Radja, espresse con toni molto più forti e con quel dito a roteare davanti alla faccia di Domenichini. Segni di nervosismo strisciante in una squadra che, scrive Andrea Pugliese su 'La Gazzetta dello Sport', si sta rendendo conto che il sogno di dar fastidio alla Juve, sta scappando dalle mani.
E invece la sconfitta di ieri è una mazzata tremenda. «Un risultato pesante, ne usciamo male, si è fatto un passo indietro per le nostre aspettative e qualità – dice lo stesso Spalletti –. Il lavoro di preparazione alla gara è stato sbagliato, è chiaro. Nella ripresa abbiamo avuto un’involuzione che non mi aspettavo. Se smetti di giocare, gli altri ti passano sopra. Noi siamo bravi quando possiamo gestire la gara con qualità e in velocità, ma se poi il livello di lotta si alza e la gara diventa una mischia lo diventiamo di meno. E in casi come questi la responsabilità è tutta dell’allenatore». Il problema, gira sempre sulla mancanza di cattiveria. Strootman ne ha da vendere, ma è ancora molto lontano dal giocatore che era («Per me ha fatto una grande partita. Anche De Rossi, che poi è calato, un po’ come tutti», dice Spalletti), Salah sembra troppo timido rispetto ai «rimproveri» degli avversari. «Nel primo tempo dovevamo segnare. Calo fisico? Direi di no, avevamo anche coccolato giocatori che non erano andati in nazionale. Il problema è l’aggressività in alcune cose come l’uno contro uno in fase difensiva».
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