(La Gazzetta dello Sport - A.Catapano) - Giorgio Rossi, davvero è la sua ultima partita?
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«Ciao Roma mia. Dai tempo a Luis»
(La Gazzetta dello Sport – A.Catapano) – Giorgio Rossi, davvero è la sua ultima partita?
Lo ha annunciato Luis Enrique in conferenza stampa, ma è difficile crederci...
«E invece è proprio così. Vado in pensione, anzi in pensione c'ero già da un po'. Diciamo che mi ritiro. È una mia scelta, del resto è ora di dare spazio ai giovani».
A 81 anni...
«Lo so, ma come facevo a ritirarmi prima? Anzi, io pensavo che non l'avrei mai lasciata».
La Roma...
«Sì, la mia Roma. Cinquantacinque anni di matrimonio non sono uno scherzo».
Per i pochi che non lo sapessero: lei entra alla Roma come massaggiatore nel 1957. Trascorre 15 anni con le giovanili, poi il salto in prima squadra. Diciamo che per lei Roma-Catania sarà una partita un po' particolare...
«Devo ammetterlo, sono triste, ma questo momento prima o poi doveva arrivare».
Cosa le mancherà di più?
«Il contatto quotidiano con i calciatori. Ha idea di quanti ne ho conosciuti? Li sento tutti figli miei, qualcuno certo più prediletto di altri».
I primi che le vengono in mente?
«Totti, De Rossi, Aldair, Rizzitelli, Carboni. Ne ho avuti tanti da coccolare, ma questi li ho coccolati più degli altri».
Coincidenza: lei saluta nello stesso giorno in cui Totti raggiunge le 500 partite in A.
«E io le ho viste tutte! Un bel record, no? Francesco è e resterà il più grande di tutti. Un campione che ha conservato l'umiltà e la timidezza del ragazzino delle giovanili».
Domanda facile: la prima cosa che mette nella valigia dei ricordi?
«Sono due, gli scudetti che ho vinto: 1983 e 2001. Soprattutto il primo: non ho più visto quella felicità negli occhi della gente».
Domanda difficile: cosa non vorrebbe mettere nella stessa valigia?
«Anche qui, due cose. Anzi, due spine: Roma-Liverpool e Roma-Lecce. Quando ci ripenso mi dico ancora: "Non è possibile". Sono le due notti in cui non ho chiuso occhio per la Roma. Anzi, ce n'è pure una terza: quella dopo Roma-Juventus 1-2 dell'anno dello scudetto. Andammo in vantaggio, sembrava fatta. Ebbi tanta paura, poi andammo a vincere a Pisa e arrivò lo scudetto».
Stasera l'Olimpico e idealmente tutti i romanisti le daranno un abbraccio. Lei cosa vorrebbe dire ai tifosi giallorossi?
«Innanzitutto vorrei ringraziarli, perché come diceva Agostino "esistono i tifosi, poi esistono i tifosi della Roma". Unici, a volte pesanti, ma sempre il 12° uomo in campo. Voglio ringraziare anche i tifosi della Lazio, mi hanno sempre rispettato».
Giorgio Rossi, lei ha conquistato il cuore di tanti allenatori. L'ultimo è Luis Enrique...
«Un uomo eccezionale, educato, sempre il primo a salutare. Diventerà un grandissimo allenatore, non so se ci riuscirà con la Roma, ma io glielo auguro con tutto cuore. Diamogli un po' di tempo».
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