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Un raffinato regista francese ha già diretto un “film internazionale” della Roma: lui, Miralem Pjanic. Oggi che la squadra di Gasp è prima in classifica e il bosniaco spinge avanti il club del cuore nella speranza che la stagione possa culminare con qualcosa di straordinario, scrive Alessio D'Urso su 'La Gazzetta dello Sport'.
Anche nel 2013 volavate in classifica. "Dieci vittorie su 10 gare in avvio, un risultato incredibile. In quel periodo c’era anche la Juve che andava molto forte, ma riuscimmo lo stesso a fare cose rilevanti. E tutti possono ricordare la qualità del nostro gioco anche a distanza di anni".
Quella Roma sarebbe oggi candidata a vincere allo scudetto? "Quella squadra, con Totti, De Rossi e Maicon, era per la verità superiore qualitativamente. Quella di oggi è un’espressione della stagione precedente, con un Gasperini in più che esprime un calcio all’insegna della disciplina. È un gruppo pronto fisicamente, difficile da affrontare: con Gasp devi correre per giocare, si attacca e si difende in undici".
Cosa è mancato alla sua Roma per spiccare il volo e vincere lo scudetto? "In generale, rispetto alla Juve in cui ho poi giocato, mancava un po’ di tranquillità, quella che c’era invece intorno ai bianconeri. Arrivando lì, trovai un club sicuro di sé che gestiva molto bene le pressioni: quello che succedeva dentro, rimaneva nello spogliatoio. A Roma invece usciva sempre qualche voce di troppo. Sabatini, Massara e Fenucci erano straordinari nel loro lavoro. E nonostante questo, malgrado la loro professionalità, venivano sempre fuori voci fatte circolare da altri".
I Friedkin sono ambiziosi: credono in un futuro radioso per la Roma. "Sono credibili, investono, hanno portato risultati, e la Conference vinta nel 2022 è un traguardo importante che tanti avrebbero voluto. Mi sono solo dispiaciuto per l’episodio dell’esonero di De Rossi che tuttora non ho capito bene. Manca qualche partecipazione alla Champions, questo sì, ma ora i tempi sono maturi per tornarci".
Da centrocampista a centrocampista, che impressione le fa Konè? "Lo conoscevo già ai tempi del Borussia Mönchengladbach, mi aveva colpito e l’avevo consigliato a Mehdi Benatia, ma le cifre allora erano troppo alte per l’Olympique Marsiglia. Koné è un giocatore forte attorno al quale costruire un progetto".
Lei che ha giocato con Dybala, quanto può essere ancora utile alla Roma? "Molto, ce ne sono pochi come lui. Ha anche tanta esperienza ed è uno di quelli che può far superare i momenti difficili alla squadra".
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