La Roma pareggia con l’Avellino poche ore dopo che il club irpino ha perso la sua battaglia legale per rimanere in Serie B. L’1-1 finale - santificato dalle reti di Schick e Paghera - è sostanzialmente giusto, perché se è vero che i giallorossi hanno costruito di più, gli irpini hanno avuto tre nitide palle gol, scrive Massimo Cecchini su "La Gazzetta dello Sport".
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Lampo di Schick e poco altro. È solo pari contro l’Avellino
Gol del ceco, già in buona forma, nel test con gli irpini, che nel finale trovano l'1-1
Non è un caso che Di Francesco alla fine appaia un po’ seccato. "Il campo era indecente - spiega -, meno male che non si è fatto male nessuno. La partita non l’ho valutata perché non si poteva giocare. In ogni caso, i carichi di lavoro si vedevano e i giocatori cercavano solo di non farsi male. Detto questo faccio i complimenti all’Avellino, anche se non posso colpevolizzare i miei. Anche stavolta tra i reparti è andata meglio la difesa". Terminato il ritiro e in vista della partenza di domani per la tournée in Usa, l’allenatore dribbla sui giudizi, ma su Schick, giunto al quarto gol in due partite, dice: "Alcuni arrivano prima alla condizione. Patrik si è presentato benissimo perché si era allenato prima, ma non voglio dare giudizi frettolosi".
Neppure Santon fa drammi: "Si vuole sempre vincere, ma è stato un test su un campo difficile". La partita non dà molte indicazioni. Una di queste è la vena di Mirante, autore di due buone parate nel primo tempo su D’Angelo e Mokulu, imitato nella ripresa dal suo sostituto Fuzato (su Houdret, con l’aiuto della traversa). Il grosso, naturalmente, è Roma (14 gli angoli), anche se l’attacco sbaglia tanto, principalmente con Dzeko. Bravo comunque è il portiere Di Gregorio a dire di no a El Shaarawy nel primo tempo (33’) e a Pastore nella ripresa (28’), mentre il sostituto Bastianello devia alla grande su Perotti (43’). La rete del vantaggio arriva nel secondo tempo, quando Schick devia di testa un bel cross dello stesso Perotti. Nella girandola dei cambi, Di Francesco ne approfitta per provare la difesa a tre, in un modulo definito da lui stesso «stravagante», cioè un 3-3-4 molto offensivo che chiama a turno Under e Perotti a scalare per mantenere gli equilibri.
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