(La Gazzetta dello Sport - M.Cecchini)- C'era un tempo in cui l'Italia non era il lato B del calcio dei grandi. Anni di Champions League a 3 o 4 squadre e di forti investimenti anche di prospettiva. Ecco, Erik Lamela — pagato quasi 20 milioni ad appena 19 anni — è stato forse l'ultimo grande ruggito finanziario del pallone nostrano. Dodici mesi dopo è cambiato tutto, ma la scommessa della Roma — tra inizio esaltante e coda di stagione deludente — resta in piedi, sapendo che questo per l'argentino sarà il campionato della verità.
rassegna stampa
Lamela: “Juve davanti e Pirlo è il top, ma la Roma è da scudetto”
(La Gazzetta dello Sport – M.Cecchini) – C’era un tempo in cui l’Italia non era il lato B del calcio dei grandi.
Lamela, ma lei li vale tutti quei soldi? E questo le pesa?
«Mah, io non so nemmeno quanto sono costato. Non mi è venuto mai in mente di essere stato pagato troppo. Le critiche per un calciatore ci sono sempre, perciò non sento la pressione. Le radio locali? Io non le sento mai. Meglio ascoltare la musica».
Qual è la cosa della scorsa stagione che non rifarebbe?
«Lo sputo e l'espulsione che ho ricevuto contro la Juventus. Ma ho imparato la lezione».
Il d.s. Sabatini ha detto che se lei fallirà, andrà via dalla Roma.
«Lui mi vuole bene e mi è stato sempre vicino nei momenti difficili. Tutto questo è uno stimolo in più per crescere».
Campionato: la sua griglia di favorite?
«La Juventus è davanti a tutti perché è campione, per il gioco e i giocatori. Poi ci siamo noi e l'Inter. Mi piace anche il Napoli e credo che la sorpresa sarà la Fiorentina».
Qual è l'obiettivo che vi siete prefissi?
«Tutti pensiamo allo scudetto, il traguardo minimo è entrare in Champions League. E' un peccato non giocare in Europa, anche perché ci sarebbe più spazio per tutti. Per quello che mi riguarda, vorrei segnare un po' di più (cinque reti la scorsa stagione, n.d.r.)».
Ora c'è la sfida con l'Inter: che sensazioni ha?
«Possiamo anche andare a vincere a Milano, ma mi aspetto una partita con diversi gol, minimo due. Loro sono forti, mi fanno paura soprattutto Milito e Palacio».
Tutti argentini. A proposito, come vede l'attacco della sua nazionale al Mondiale 2014?
«Messi, Aguero e Higuain, con Lamela in panchina... Scherzi a parte, presto mi piacerebbe entrare stabilmente nel giro della Seleccion».
Difficile farsi spazio con la concorrenza che c'è: Destro e Osvaldo potrebbero essere la prossima coppia titolare dell'Italia la prossima settimana.
«Non mi preoccupa, ho tanto da imparare. Meglio se c'è tanta rivalità, è uno stimolo in più».
Lei dice sempre di essere un trequartista: è una difficoltà in più dover giocare anche quest'anno con un allenatore che non lo prevede?
«È un problema, ma si può imparare. Forse farei meglio il trequartista, ma adesso sono un attaccante e devo fare gol».
Una settimana fa però Zeman ha detto che lei e Lopez ci avete capito poco del suo gioco...
«Adesso però credo di aver capito. D'altronde solo domenica abbiamo cominciato a giocare per davvero».
Ci sono tante differenze tra Luis Enrique e Zeman?
«Be', sì. Rispetto allo spagnolo, Zeman ci fa allenare di più senza palla e vuole verticalizzare subito il gioco».
Quali sono i giocatori più forti che ha visto e con cui ha giocato?
«Tra gli avversari Pirlo, tra i compagni Falcao dell'Atletico Madrid. Già quando era nel River Plate era un fenomeno».
Come giudica questo calcio italiano più povero di stelle? Magari può farle venire voglia fare un'esperienza in Spagna o Inghilterra?
«Non sono preoccupato di questa crisi. È vero che tante stelle sono andate via, ma ci sono ancora grandi campioni e altri ne arriveranno. In futuro andare altrove potrebbe essere interessante. Forse per le mie caratteristiche sarebbe meglio la Liga, ma ora sto bene a Roma e non ci penso».
Che cosa avrebbe fatto se non fosse diventato un calciatore?
«Non saprei proprio. Io so soltanto giocare a pallone».
Sa che in Argentina il governo è stato quasi costretto a comperare i diritti tv del campionato, per evitare problemi di ordine pubblico, rimettendoci tanti soldi? In tempi di crisi non sarà tutto troppo esagerato?
«In Argentina è come in Italia: se la gente non ha il calcio impazzisce. Forse non sarà bello, ma è così».
© RIPRODUZIONE RISERVATA