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rassegna stampa

L’allungo di De Rossi: “Roma, voglio continuare. E il Porto non ci fa paura”

ALFREDO FALCONE

Il capitano: "Mai pensato di smettere. Se starò bene, giocherò ancora". Il caso Kolarov: "Vorrei che la frattura col tifo finisse subito"

Redazione

C’è un tempo per tutto. Per guardarsi indietro, per avere paura, per sognare ancora. Poi all’improvviso, arriva una notte in cui ogni cosa si ghiaccia in un istante interminabile, che nella liturgia del calcio vale 90 minuti. Ecco, come riportato nell'edizione odierna de "La Gazzetta dello Sport" Daniele De Rossi stasera è pronto ad officiare questo rito laico e avrà la testa piena di pensieri. Il Porto del presente, ma anche il ricordo di quello del 2016, la sua espulsione e poi il tonfo finale. Ma c’è anche altro. Un futuro possibile, con un rinnovo a portata di mano. Con la responsabilità di un capitano che difende tutti, anche (e soprattutto) Kolarov in lite con gli ultrà. E allora cominciamo con l’avvenire. "Se starò bene fisicamente, continuerò a giocare – chiarisce De Rossi –. Credo che le mie prestazioni siano in linea con quelle del gruppo. Non ho mai pensato di smettere. Ho fatto tre mesi fuori da calciatore serio, ho lavorato tanto e ho fatto tutto quello che dovevo per rientrare. Il punto di domanda che avevo – e che in parte ho ancora adesso – era quanto avrebbe retto la mia condizione fisica, come rientrerò con il ginocchio. Se continuerò a rispondere bene non vedo perché io debba smettere. Tra l’altro, sento grande affetto ultimamente, con una percentuale più alta di tifosi che mi vuole bene". La grandezza si costruisce anche stasera. Magari sull’onda di quanto fatto lo scorso anno. "È un valore aggiunto. Ci fa arrivare un pochino più pronti a sfide delicate. Fermo restando che il Porto di gare così è abituato a giocarne tante, anche per noi può essere motivo di sicurezza. L’esperienza è stata positiva. Il Porto lo rispettiamo, ma non ci fa paura".

Sfortunato, forse, lo è stato anche Kolarov, ancora in frizione con gli ultrà. "Qualche volta coi tifosi è giusto non rispondere e girarsi dall’altra parte, ma vorrei essere sempre rappresentato da uno come lui. Se si dovesse ricomporre questa piccola frattura io sarei il più contento del mondo, anche perché mi sento un po’ in mezzo. Alex lo considero un fratello. Ai tifosi dico di continuare a fidarsi di me quando dico che è un professionista come ne ho visti pochi in vita mia. È uno che dà sempre quello che deve dare, gioca in condizioni a volte difficili. Io preferisco quelli così a chi magari bacia la maglia o fa dichiarazioni al miele a i tifosi e poi al primo dolorino si ferma o se il mister gli chiede di giocare in un altro ruolo storce la bocca. Poi c’è da ricordarsi che il tifoso va assecondato quando mostra insofferenza per i risultati che non arrivano. Se tutto si ricomponesse col Porto, sarei felice".

(M. Cecchini)