«Vogliamo dirla tutta: la Juventus è ancora la squadra da battere, ma la Roma ce la può fare. So’ speranzoso: anche la Juve qualche passo falso l’ha avuto, e la Roma è molto compatta, unita. Non c’è più la distanza abissale dello scorso campionato. Ce credo, lo dico col core».
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Laganà l’ottimista «Juventus da battere ma con il romano Rudi ce la potemo fa’…»
«Garcia mi ricorda Capello, uno dei migliori allenatori mondiali, anche lui riuscì a compattare bene lo spogliatoio. Così come Spalletti».
Rodolfo Laganà fa parte della vasta squadra dei giallorossi che pensano positivo.
«Questa Roma è grande, perché ha saputo reagire e tornare competitiva. Col Torino non era facile, invece ha dimostrato che la squadra c’è e che con il fortissimo Bayern è stato un incidente di percorso. La Roma quest’anno ha un grande carattere, attaccamento alla maglia, grinta, un pressing efficace, un gioco di prima veloce, una panchina di tutto rispetto e un allenatore, Garcia, con la mentalità giusta e vincente».
Beh, più di così...
«Sì, ripeto: io ci credo. E mi piace sentire questo spirito romanista nella squadra. Persino Garcia parla romano, troppo forte, si è integrato benissimo, è romanista nell’anima».
Garcia ricorda allenatori del passato romanista?
«Direi Capello, uno dei migliori allenatori mondiali, anche lui riuscì a compattare bene lo spogliatoio. Così come Spalletti».
Positivo anche per la Champions?
«Abbiamo beccato un girone difficile, in avvio con il Cska Mosca e il Manchester City abbiamo dimostrato di saperci fare e siamo ancora lì: la parola fine non è ancora detta. Se ci metteranno grinta, contropiede veloce e poi il grande Totti, il nostro Faro, in mezzo al campo, se po’ fa’».
In questi giorni lei ha rivelato di essere affetto da quattro anni da sclerosi multipla. Totti è spesso testimonial per la prevenzione di malattie importanti. Lo coinvolgerà?
«Non sono cose che uno può chiedere, vediamo se capiterà. Anch’io non voglio pensarci più di tanto, sto mettendo tutta l’anima nel mio prossimo spettacolo “Nudo proprietario” al Teatro Ghione: questo è il mio mestiere che voglio continuare senza mollare mai, nemmeno di una virgola».
Nei suoi spettacoli una citazione sulla Roma c’è sempre. Anche nel prossimo?
«Farò un piccolissimo riferimento alla mia malattia, ironico, divertente. Ma niente Roma questa volta, anche se col core ce sta sempre».
Dove se la gode di solito?
«Quando posso dalla tribuna Tevere, con mio figlio Filippo. Oppure a casa di Stefano Reali con Maurizio Mattioli, Gigi Proietti e altri. Un giro di telefonate e ci troviamo lì: Roma e spaghetti».
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