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rassegna stampa

La voce di Spalletti: “La Juve? Serve programmazione”

Il tecnico avverte: "Dobbiamo essere chiari: per insidiare i bianconeri bisogna crescere"

Redazione

Martedì, subito dopo la delusione con la Lazio, aveva detto: "Io ci sono stato al giochino che siamo forti e dobbiamo vincere, ma poi serve lavorare e programmare". Concetto riaffermato anche ieri da Luciano Spalletti: "Bisogna parlare chiaro: serve un lavoro, un programma per contendere i titoli alla Juve, non lo puoi realizzare dal dire al fare. Hanno un vantaggio sotto il profilo dei soldi, della struttura societaria, del modo di ragionare. Noi dobbiamo programmare e ridurre questo gap, proprio come abbiamo fatto in questi 18 mesi (in realtà sono 15, ndr)". Ecco, almeno sul campo, il programma di Spalletti riparte da oggi. Da Bologna, dove la Roma si rimetterà proprio alla rincorsa della Juventus.

Ieri dall’Inghilterra arrivavano voci di un’offerta pronta del Tottenham di 4,6 milioni a stagione per Spalletti. Sul suo futuro, però, peseranno molto proprio queste ultime 8 gare di campionato, scrive Andrea Pugliese su "La Gazzetta dello Sport". "Le due partite sbagliate con Lione e Lazio ci infastidiscono, è chiaro. Ma ora ci resta il traguardo più importante di tutti e cioè la classifica – dice Spalletti – Sono otto partite che possono determinare il futuro della società e della squadra. Ci giochiamo moltissimo, ad iniziare proprio da un domani importante".

Fondamentale partire con il piede giusto già a Bologna. "Dobbiamo allontanare l’insidia che il k.o. con la Lazio diventi una sconfitta difficile – chiude il tecnico –. Dobbiamo lavorare con il sorriso e con il ghigno. Il Bologna? Donadoni è persona seria, fa giocare bene le sue squadre. Possono scendere in campo senza tensione. E poi hanno gente come Di Francesco e Destro, oltre ai tanti ex che vorranno mettersi in mostra". Chiusura su Gerson ("Ci sono sempre state gare che avrebbero potuto mettere in difficoltà la sua condizione fisico-mentale, anche se forse a lui ho tolto qualcosa"), e Totti: "Sono coerente: non voglio gestire la sua storia, ma il calciatore. Forse ho fatto giocare poco anche lui. O forse troppo, dipende dai punti di vista".