Dovevate esserci, due anni fa, al festival della Gazzetta. Li, a Trento, in un caldo pomeriggio autunnale, dietro le quinte del palco, mentre il pubblico sfilava silenzioso, prontissimo a riceverlo. A ricevere l'allenatore della più straordinaria impresa calcistica della storia, scrive Alessandro Vocalelli su La Gazzetta dello Sport. Perché vincere in Premier - non in una Coppa in cui contano i momenti e le situazioni - mettendo in fila Manchester City, Liverpool, e tutte le migliori squadre del miglior campionato, e stata veramente l'opera più clamorosa e imprevedibile. Eppure Claudio Ranieri, perché è di lui che stiamo parlando, era emozionato "oh, ma da dove cominciamo?" - all'idea di raccontarsi. Di raccontare una storia fantastica - un concentrato di sport e vita cominciata cinquant'anni prima. Anzi di più. Il giorno del suo primo esordio in giallorosso. Già, il primo: perché non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe successo altre tre volte. L'ultimo, addirittura, dopo aver messo in preventivo di non allenare più una squadra di club. Un altro si perché un altro si, anzi "yes", l'ha detto ancora una volta alla "sua" Roma. Storia strana, se ci pensate.
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