rassegna stampa

La società sta con Spalletti «Francesco non era sereno»

Il d.g. Baldissoni: «Tenerlo fuori una decisione legittima, ma non punitiva Pensiamo alla Roma, non ai casi individuali». Pallotta giura: «Lo incontrerò»

Redazione

Dall’altra parte del mare il tono di James Pallotta è quasi infastidito.«Io lo rispetto Totti e lo incontrerò — garantisce il presidente della Roma —, ma le vostre ricostruzioni sono fantasiose. Ed ascoltate solo una campana».

«Sapevamo dell’intervista alla Rai, era sul Mondiale 2006 (smentito, ndr ), il contenuto lo abbiamo scoperto solo il giorno prima...», racconta Baldissoni. Non bene. Ma, assicura il d.g., «il fatto riguarda l’area tecnica», quindi «la società non deve prendere nessuna posizione», era «una decisione che competeva all’allenatore», «legittima», ma «non punitiva, assolutamente». E, quindi, il motivo della cancellazione di Totti dalla lista dei convocati, sarebbe... «viste le dichiarazioni, il disagio creato, anche in relazione al gruppo, l’allenatore non ha più visto la necessaria serenità...», spiega Baldissoni.

Totti escluso dalla sfida con il Palermo, che avrebbe dovuto giocare da titolare (Spalletti dixit), perché senza la serenità necessaria, anzi senza lo stato mentale adeguato. Non è il massimo, e nemmeno le considerazioni che seguono devono aver rasserenato il capitano romanista: «Francesco sta vivendo con disagio il fatto di essere meno protagonista. Lui si sente ancora dentro il campo. Per questo, oltre a rispettarlo, gli siamo vicini e gli vogliamo più bene di prima». Poi, la botta: «Ricomporre? Non possiamo perderci dietro situazioni individuali, conta la Roma». Già. Poi, ovviamente, «... Francesco è una parte onorevole e prestigiosa della storia di questa società». Ma, lo si capisce benissimo, è il passato. Del resto, «noi abbiamo chiesto a Spalletti di migliorare il rendimento della squadra», e se questo sta avvenendo senza Totti, peggio per lui (e a questo punto, dà a intendere, se ne faccia una ragione).

Baldissoni glissa:«Futuro in campo o da dirigente? Lo decideranno Francesco e il presidente. Lui ha già un contratto di sei anni da dirigente. È certo che continuerà a lavorare con noi». Almeno nel finale ci ha evitato l’ipocrisia del «giocherà quanto vuole, deciderà lui quando smettere».

(C. Zucchelli)