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La Roma gestisce il gran finale: “Ma così è dura”

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Fra campionato e Coppa, al lavoro su gambe, testa e morale. "Ci vogliono ottavi. E siamo stufi degli arbitri..."

Redazione

Inutile nasconderlo, la finale di Conference League è già cominciata, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Il problema è che, oltre al Feyenoord, la Roma deve gestire due gare sulla carta delicate come quelle contro Venezia e Torino. In ballo c’è parecchio, visto che la squadra potrebbe chiudere il campionato al 5° o all’8° posto, e questo potrebbe fare enorme differenza in chiave partecipazione all’Europa e relativi incassi. Perciò, mentre gli olandesi preparano un ritiro in Portogallo in vista della finale, José Mourinho deve gestire la rosa sotto tre punti di vista chiave: condizione, concentrazione e comunicazione.

Il primo scopo sarà quello di gestire la rosa senza fughe in avanti. Dopo 52 partite stagionali la squadra è stanca. Per questo a Trigoria si lavora ancora di più sulle preparazioni personalizzate, che consentano la migliore gestione di ogni singolo. "Non abbiamo la rosa per fare cambi enormi – spiega il portoghese –. Non abbiamo il livello di esperienza e non abbiamo due giocatori molto simili per poter fare 8-9 cambi per gestire". Poi c’è da occuparsi dell’unico infortunato di lusso: Mkhitaryan. È già partito il piano per recuperarlo in vista della finale, ad oggi, Mou dice: "Non sono sicuro possa farcela".

L’altro aspetto è quello della concentrazione. Contro il Venezia qualsiasi risultato diverso dalla vittoria sarebbe un mezzo disastro. Il problema è che il tifo ormai pensa solo alla finale di Tirana, e quindi tocca a Mou cercare di far restare il gruppo, soprattutto i titolari, con una soglia di attenzione molto alta. "Spero e credo che la concentrazione resti alta", dice Mou.

Poi il tecnico ha di nuovo attaccato gli arbitri. "Mi sembra che ci sia gente che magari è anche interessata che noi finiamo all’8° posto e con la speranza che vinciamo la finale, perché così sarebbe fantastico per il calcio italiano avere 8 squadre in Europa l’anno prossimo. Questo, però, non si deve fare, a costo di commettere una ingiustizia e una mancanza di rispetto verso gente che lavora tanto come noi facciamo. Siamo un po’ stanchi di arbitri",

E ancora: "Un giorno la Roma farà il salto di qualità. Stiamo crescendo. Se penso ad agosto scorso, abbiamo fatto un gran lavoro. Occorre tempo, e io ho ancora due anni di contratto, anche se per altri club il tempo non è necessario. Poi è una questione di qualità e quantità della rosa, ma la proprietà vuole arrivare in alto e io pure, se no non sarei venuto qua".