rassegna stampa

La Roma e l’attacco «double face»

Dzeko il centravanti e Perotti il falso nove: queste le due soluzioni offensive della Roma. I movimenti della squadra, ovviamente, cambiano: Il fascino del falso nove cresce, ma occhio a dare per morto il bosniaco nel progetto tattico di Spalletti

Redazione

Da una parte Dzeko, il centravanti tanto sognato, dall'altra Perotti, chiamato  ad essere quello che Francesco Totti fu nell’era dello Spalletti 1.0. Avere Dzeko come semplice rincalzo sarebbe un lusso che attualmente nessun club di Serie A  potrebbe permettersi. Insomma, avere un centravanti come quello bosniaco non è possedere un Piano B, ma poter contare su una soluzione tattica nobile quando quella del «falso nove». Di sicuro, però, i movimenti della squadra cambiano parecchio, scrive Massimo Cecchini su "La Gazzetta dello Sport".

Con Perotti la palla deve correre rasoterra perché gli attaccanti deputati ad affiancarlo non hanno fisico da cestisti Nba. Così l’argentino è chiamato ad arretrare per venire a cercarsi la palla, scambiandosi di posizione con Pjanic, che così può salire partendo da dietro ed essere così più imprevedibile. Discorso diverso se invece tocca a Dzeko essere titolare. Premesso che il bosniaco e l’argentino possono giocare insieme, in questo caso tocca al centravanti classico assumere l’onere di sopportare il peso dell’attacco. Edin sa fare movimento, arretrare e mandare in porta i compagni, ma uno come lui è utile anche per tre altre ragioni: sa ricevere i lanci per «spizzare» la palla di testa dando la profondità a coloro che seguono l’azione, sa colpire di testa i cross che gli arrivano dalla fascia, sa tenere palla per far respirare la difesa quando serve. Il fascino del falso nove cresce, ma occhio a dare per morto Dzeko nel progetto tattico di Spalletti.