Cosa manca perché il soggetto proponente e l’amministrazione comunale trovino un’intesa che gli consenta di scrivere la variante al piano regolatore e, soprattutto, la convenzione urbanistica, "licenziando" finalmente questo benedetto stadio a Tor di Valle? I tempi e le modalità di realizzazione delle opere pubbliche. Non è un caso che ieri, dopo aver osservato un lungo periodo di silenzio e alla vigilia dell’ennesimo incontro con i rappresentanti del club giallorosso, che si terrà oggi in Campidoglio, la sindaca Virginia Raggi abbia tenuto una posizione molto netta sul punto. "Il mio unico interesse è che la As Roma mantenga gli impegni presi con la città – ha detto senza giri di parole –. Prima vengono le opere pubbliche per i cittadini, poi il campo di calcio" scrive Catapano su La Gazzetta dello Sport.
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La Raggi gela lo stadio: “Prima le opere pubbliche”
La sindaca mette pressione alla Roma: "Mantenga gli impegni presi con i cittadini". Oggi nuova riunione
Con il taglio delle cubature in proporzione sono venuti meno anche gli obblighi del privato nei confronti della collettività. Perciò, ora il Ponte dei Congressi è appannaggio di Stato e Comune, il potenziamento del treno Roma-Lido compete alla Regione (e, in minima parte, ai proponenti), gli espropri necessari all’unificazione di via del Mare e Ostiense ancora al Comune. Il ragionamento della Roma è semplice: chi ci garantisce che tutti questi soggetti provvederanno alla realizzazione di queste opere nei due anni e mezzo che noi impiegheremo a costruire stadio e business park? È questo il punto che ancora divide la Roma e la Giunta. Chi farà prima cosa? L’impressione è che una delle due parti debba fare un passo almeno laterale, altrimenti lo stadio resterà ancora in stand by, col rischio di scavallare anche questa estate senza tagliare il traguardo.
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