Destino amaro. Una serata di bandiere al vento, emozioni, la qualificazione già raggiunta prima ancora di affrontare il Real Madrid grazie al Plzen. Ma questo era solo l’inizio di una serata prima felice, poi complicata e alla fine poco allegra. Perché la Roma - scrive Alessandra Bocci su "La Gazzetta dello Sport" - ha raggiunto l’obiettivo fra i fischi di tifosi spazientiti. Asciugate le lacrime antiche per Totti, ondate di insoddisfazione si sono abbattute sul prato dell’Olimpico. E Eusebio Di Francesco (sotto gli occhi di Antonio Conte in tribuna) rischia di rivivere il paradossale destino di Rudi Garcia, qualificato a un ottavo di Champions che non riuscì giocare: con la qualificazione raggiunta piovono tanti soldi nelle casse della Roma, ma al pubblico questa considerazione pare non bastare. "Mostriamo la nostra fragilità ogni volta che prendiamo gol, ma non è facile affrontare una squadra fortissima come il Real Madrid con tanti ragazzi giovani. Gli errori però ci sono stati. Siamo anche stati sfortunati, magari la ruota gira...". E se n’è accorto bene prima ancora di prendere due gol: a un certo punto della partita si è sentito un rumore fortissimo, era il pugno di Di Francesco che si abbatteva sul tetto in plexiglass della panchina. Incolpevole lui, non qualcuno dei suoi che si era appena esibito in un gesto tecnico sbagliato. "Mi è piaciuta l’intraprendenza, ma non possiamo cadere nei soliti errori. È la cosa che mi fa più rabbia, mi girano talmente tanto… Zaniolo è stato uno dei migliori in campo e l’anno scorso giocava in Primavera. Non ci si possono permettere questi errori in partite del genere".
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La rabbia di DiFra: “Prendiamo gol e non giochiamo più”
L’allenatore difende i suoi giovani ma ora deve mettere al sicuro la sua panchina. O rischia lo stesso destino di Garcia
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