Di Francesco sceglie di affrontare il micidiale terzetto d’attacco del Liverpool con una retroguardiaa tre formata da Fazio, Manolas e Juan Jesus che, in teoria, dovrebbero vedersela «faccia-a-faccia» con Mané, Firmino e Salah. Uomo contro uomo, come nel vecchio sistema puro. Come riporta "La Gazzetta dello Sport", più che un azzardo è un eserciziotattico sconsiderato. Domanda: la Roma è più forte del Liverpool negli uno-contro-uno? No, e allora perché percorrere questa strada? Salah è un assoluto fenomeno, siamo d’accordo, ma se davanti gli si presentano autostradedeserte e lui non ha che da prelevare il tagliando e sgommare, tutto gli diventa più facile. E su Firmino, che da sempre ama arretrare, tocchettare con i centrocampisti e poi lanciare in profondità l’ala che si accentra, perché non si accorcia la marcatura?
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La difesa a tre? È stato un errore. Meglio attendere
La Roma in crisi di fronte alle accelerazioni di Salah, Firmino e Mané. E i reparti non si aiutano
Inoltre i mediani di Di Francesco faticano parecchio a prendere le misure ai dirimpettai del Liverpool, che hanno più energie e più idee. Alla lunga le uniche soluzioni per i giallorossi sono gli uomini sulle fasce, Florenzi e Kolarov, che tuttavia sono sempre in apprensione perché sanno di dover dare una mano ai compagni della difesa.
Quando si affronta una formazione come il Liverpool, rapidissima nel ribaltare l’azione, nel tenere alto il ritmo e nel proporre frequenti verticalizzazioni, si deve aspettare, abbassare il baricentro, non concederespazi alle spalle dei difensori. Esattamente il contrario di quello che ha fatto la Roma. Altro errore dei giallorossi: l’enorme distanza tra i reparti.
(A. Schianchi)
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