C’è una lontananza da casa che, nel calcio, può fare tutta la differenza nel mondo, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Ecco, probabilmente la sfida di domani a Marassi col Genoa è di quelle che per José Mourinho potrebbero fare da spartiacque tra passato e futuro. Comprensibile. Non si può nascondere che la Roma è specialmente in trasferta che finora sta deludendo. In sei partite disputate lontano dall’Olimpico, infatti, la squadra giallorossa ha raggranellato appena sei punti, perdendo 4 volte (contro Verona, Lazio, Juventus e Venezia) e imponendosi contro Salernitana e Cagliari. Alla via crucis, comunque, sarebbe il caso di aggiungere anche lo “storico” 6-1 rimediato a Bodo. Sappiamo come a Trigoria abbiano alcune direzioni arbitrali nel mirino, ma è logico che il problema sia più complesso, anche perché, dei 15 gol subiti finora in campionato dalla Roma, ben 12 sono arrivati in trasferta e addirittura 3 – cioè un quarto del totale – nel primo quarto d’ora. Insomma, il mix composto da scarsa concentrazione, errori individuali e anche sfortuna stanno facendo pagare dazio alla squadra, che domani vuole correre ai ripari. Inutile nasconderlo: con un Genoa ridotto aui minimi termini per via degli infortuni, qualsiasi risultato diverso dalla vittoria sarebbe deludente per i giallorossi. Per questo anche ieri lo Special One ha studiato diverse soluzioni tattiche, provando sia la difesa a tre (alternando Kumbulla e Cristante, al fianco di Mancini ed Ibanez), sia quella a quattro. Al momento, proprio per blindare al meglio la retroguardia, la soluzione più probabile sembra essere quella a tre. Il problema è che capire chi giocherà sulle fasce nel 3-4-1-2, che si profila. Capitan Pellegrini appare recuperato, così dovrebbe toccare a lui dietro le punte, a meno che Cristante non scivoli dietro. E se sulla corsia di destra il netto favorito è Karsdorp, a sinistra si giocano il posto El Shaarawy e Zaniolo, che in settimana è stato anche ripreso da Mourinho. Il portoghese pretende di più dal suo gioiello, ma è anche vero che l’attaccante, con tanto campo da coprire, lamenta di essere poi poco lucido in zona gol. Un discorso simile a quello di Mkhitaryan, anche lui a rischio di esclusione. D’altronde, il mantra del tecnico è chiaro: grande concentrazione soprattutto sulle palle inattive, reparti stretti fra di loro e, una volta recuperata palla, cercare di verticalizzare subito per Abraham, affiancato in avanti dall’ex Shomurodov o da Zaniolo.
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