L'impresa è titanica: provare a parlare della Roma senza citare il suo allenatore, o almeno senza farne - come sempre - il centro del discorso, scrive Alessandro Vocalelli su La GAzzetta dello Sport. E provare a parlare della Roma da un punto di vista quasi sconosciuto: quello di Dan Friedkin. Un presidente che non parla, non fa parlare di sé e di cui non si parla praticamente mai, malgrado nel suo caso si possa già fare un primo bilancio triennale, dal 20 agosto del 2020 a oggi.
La Gazzetta dello Sport
La crisi della Roma con i Friedkin migliori in campo
Quel giorno, in pieno Covid, i Friedkin hanno acquistato un club in grave difficoltà che era sul punto di cedere i suoi gioielli, a partire dal capitano Pellegrini. L’arrivo della nuova presidenza non solo ha scongiurato tutto questo, ma ha permesso di rinforzare la rosa con obiettivi che parevano impossibili: primo fra tutti quello di Smalling. E poi Mkhitaryan e l’acquisto per 20 milioni del difensore in quel momento più conteso: Kumbulla. Ma è nell’anno successivo che il progetto ha avuto una potente accelerazione, con l’ingaggio di Mourinho, pagato a peso d’oro, e una campagna acquisti da favola. La quinta, per spesa, di tutta Europa. Con i quasi 15 milioni per Rui Patricio, gli oltre 40 per Abraham e qualche delusione per affari non all’altezza. È in quell’anno che i Friedkin hanno vinto la Conference League, dovendosi però di nuovo accontentare di un sesto posto, con accesso all’Europa League. Stretti da un accordo con l’Uefa, determinato da situazioni pregresse, i Friedkin nel mercato successivo hanno piazzato il colpo che nessuno neppure sognava: Dybala. Il calciatore qualitativamente più forte - la luce - capace con i suoi gol di spingere la Roma verso la finale di Europa League e di segnare anche nella partita decisiva. Tutto inutile: i Friedkin, come l’allenatore e i giocatori, hanno finito per pagare pesantemente anche gli errori arbitrali.
Inutile dire che per il terzo anno i Friedkin si sono ritrovati senza gli introiti della Champions, a cui tutti dicevano apertamente di poter ambire dopo l’ingaggio di Dybala. Ciò nonostante, ecco Aouar, Ndicka, Paredes e, nello stupore generale è stato accolto Lukaku. Pagato una cifra pazzesca: quasi 20 milioni per un solo anno.
Insomma, i Friedkin possono riassumere così il loro bilancio. Economico: 800 milioni pompati nella Roma; oltre 20 di gestione mensile; terzo monte ingaggi della Serie A davanti al Milan capolista e al Napoli campione d’Italia. Sportivo: una Conference, una finale di Europa League, due settimi e un sesto posto in campionato, con il rimpianto di non aver mai sentito la musica della Champions. Fino al “disappunto” di essere oggi al decimo posto . Ecco: si può dire che, per gli sforzi profusi, anche loro... meriterebbero di più?
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