Non c'è niente di più indecifrabile, imprevedibile, del calcio. Un pallone che rimbalza, insieme a umori spesso volubili, un mondo in cui - insieme ai risultati - si incrociano destini, storie, personaggi, gioie e amarezze, scrive Alessandro Vocalelli su La Gazzetta dello Sport. Nella Capitale, perché è di questo che stiamo parlando, tre mesi fa si respiravano entusiasmi e preoccupazioni a due velocità. Da una parte la Roma di De Rossi e l'ottimismo contagioso di un ambiente che faticava a tenere il conto in un mercato - 120 milioni o giù di lì - da far invidia a mezza Europa; dall'altra, la Lazio di Baroni costretta invece a tamponare le partenze - in alcuni casi laceranti - di campioni e beniamini. Da una parte le adunate all'aeroporto per accogliere Soulé, e non solo, perché devi fare immediatamente marcia indietro e andare a conoscere anche Dovbyk; dall'altra un silenzio pieno di amarezza, un abbraccio e un singhiozzo, nel vedere - dopo Luis Alberto e Felipe Anderson - anche Immobile con le sue valigie, cariche di gol, trasferirsi a Istanbul. Tre mesi, e visto che non esiste una materia più volubile del calcio, la storia si è completamente rovesciata. I tifosi della Roma che correvano la mattina presto a Fiumicino, per consegnare un po' del loro spirito e una sciarpa all'ultimo arrivato, ora si ritrovano, di notte, a contestare e urlare per la figuraccia di Firenze.
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La Capitale delle sorprese: Soulé e Tavares simboli dei diversi stati d’animo
I tifosi della Roma che correvano la mattina presto a Fiumicino, per consegnare un po' del loro spirito e una sciarpa all'ultimo arrivato, ora si ritrovano, di notte, a contestare e urlare per la figuraccia di Firenze
E le sorprese sono sempre all'ordine del giorno. Ma intanto, ed è semplicemente una fotografia, Roma e Lazio hanno finito - ognuno modo suo - per sorprendere. Cosi c'è chi fatica a riconoscere Soulé e sta lì a chiedersi se quel pesante investimento abbia avuto davvero un senso, tecnico e patrimoniale. Magari ci facessimo la metà dei soldi spesi, arriva a chiedersi qualcuno. La Roma, ed è chiaro il paradosso, in tutto questo tempo non ha fatto altro che interrogarsi, e chiedersi, se Soulé e Dybala potessero giocare insieme. Invece di capire che tutto è possibile se undici ci mettono la stessa voglia, dimostrando lo stesso spirito di appartenenza.
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