La prima sconfitta della Roma dopo sei vittorie di fila tra campionato e coppe arriva sotto il diluvio e a opera di un’ultima della classe, scrive Fabio Bianchi su La Gazzetta dello Sport. E arriva senza scusanti, come dice con onestà Mourinho. Tanti attaccanti, tantissimi nel secondo round, ma tiri col contagocce. È la sintesi di una sfida che il Verona redivivo ha meritato di vincere: ha reagito, ci ha creduto e alla fine ha tenuto duro, come ai vecchi tempi. Tudor non poteva debuttare meglio: presto per dire se la sua cura guarirà tutto e tutti, ma è vero che ci ha già messo del suo, e soprattutto ha ridato ai giocatori l’antico ardore. È stata una gara veloce, piena di gol, un paio bellissimi. Prima tattica e poi sull’onda delle energie psico fisiche. Tudor ha cominciato con lo stesso modulo e atteggiamento (uomo contro uomo) del Verona di Juric, ma con un suo tocco: facendo a meno di mediani puri. In mezzo se l’è giocata con Ilic e Bessa. E ha preso in mano la partita. Il problema è che Mourinho lascia volentieri possesso e iniziativa agli avversari e con quei colossi da sprint che ha davanti aspetta il momento buono, cioè la ripartenza giusta, per colpire.
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