Magari la storia si ripropone al contrario. Magari stavolta è Seydou Keita a fare uno squillo a Zlatan Ibrahimovic: nel 2012 la chiacchierata fu sul Milan, stavolta — chissà — potrebbe essere su Trigoria e dintorni. «Sono stato molto vicino in passato a firmare con la Roma, ma soprattutto con il Milan — racconta il centrocampista —. Mi aveva chiamato Ibrahimovc, mio buon amico, voleva che andassi a giocare con lui. Beh, ora potrei provare a telefonare io, anche se lui gioca già in Champions e si trova bene a Parigi. Magari la prossima stagione lo chiamerò, gli chiederò se vuole venire qui, se Sabatini ha i soldi per prenderlo...». Keita sorride, in un’intervista rilasciata a Sky proprio alla vigilia di Roma-Milan. Per gli squilli di mercato, però, c’è ancora tempo. L’attualità è il Milan. E anche stasera le chiavi del centrocampo giallorosso saranno sue.
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E Keita ci scherza su «Chiamo l’amico Ibra e lo porto in giallorosso»
Il centrocampista maliano racconta "Una volta Zlatan mi telefonò per andare a giocare con lui nel Milan"
PERSONALITA' Anche stavolta il maliano guiderà la squadra di Garcia alla rincorsa della Juventus. Tutto normale per lui, lo stupore è degli altri: «Prima di arrivare alla Roma giocavo titolare in un club importante come il Valencia, avevo appena disputato la semifinale di Europa League — rivendica il maliano —. Eppure tutti mi chiedevano se fossi venuto a Roma a guardare giocare gli altri. Incredibile. Mi credevano un giocatore finito, ma quello che conta è sempre il campo». E se n’è accorta anche la Roma, che si dispera perché lo perderà per la Coppa d’Africa. E nel frattempo ha tutta l’intenzione di trattenerlo oltre la scadenza del contratto, giugno 2015: «Ma alla mia età non è questa la priorità — ancora Keita —. Però sto molto bene qui, sarei felicissimo di restare. Mi piacerebbe chiudere la carriera alla Roma».
WHATSUP Qui dove ha trovato un «ottimo gruppo», sul quale rivela un particolare: «Ci sono ragazzi molto rilassati. Abbiamo anche un gruppo su WhatsApp che usiamo per comunicare fra di noi: se qualcuno non ricorda l’orario dell’allenamento, scrive un messaggio e riceve subito una risposta. Sono piccoli dettagli, ma molto importanti. C’è davvero una bella atmosfera. Ma è chiaro che sono i risultati la base su cui costruire un buon gruppo». Concetto chiaro anche a Garcia: «Lo conosco da poco, è un tipo molto diretto, quando c’è un problema ne parla subito con noi giocatori. Non fa il capo, è interessato ai nostri sentimenti. Sì, ha le qualità per essere al livello di Guardiola». Che però con Ibrahimovic non s’è mai preso...
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