«No, stavolta gioco. È uno dei match più importanti della mia vita da calciatore, non posso mancare». Parole e musica di Seydou Keita, uno che in carriera ha vinto Champions League e campionati in serie, tanto per rendere l’idea di come il maliano abbia segnato con un cerchio sul calendario la data 19 novembre.
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Keita il quasi c.t. «Devo giocare la gara della vita»
Dopo aver assicurato a Trigoria che non sarebbe sceso in campo neppure per un minuto, il maliano fa capire che ancora una volta giocherà stringendo i denti. Ecco perché Garcia aspetta con ansia la partita di oggi.
Non esattamente musica per le orecchie della Roma: oggi alle 17 a Trigoria vivranno e vedranno Mali-Algeria con il timore negli occhi.
Perché Rudi Garcia ha già pagato caro il «conto nazionali»: l’ultimo forfait è di Yanga-Mbiwa (confermata la lesione di primo grado, stop di 20 giorni). E lo stesso Keita un mese fa aveva forzato il rientro provocando un infortunio al polpaccio. Allora viene facile chiedersi: perché i giocatori non si risparmiano? La risposta è duplice. Punto primo: l’attaccamento dei giocatori alla loro nazionale è pari almeno a quella dei tifosi della Roma alla loro squadra. Punto secondo: come negare a un calciatore che anche per la maglia giallorossa ha giocato a mezzo servizio — e in questa stagione è successo diverse volte, a molti protagonisti — di fare lo stesso con la propria nazionale?
TIMORI Discorso che vale per tutti ma forse ancor di più per Keita, una specie di totem per il suo Mali. Al punto che negli ultimi tempi il centrocampista è stato pure al centro di un caso, accusato da più parti di essere il vero selezionatore, di fare lui la formazione della nazionale: «Ma io non sono qui per questo — si è difeso Keita in un’intervista rilasciata a Le Buteur —. Ho rispetto per il c.t. (il polacco Henryk Kasperczak, ndr ), nessuno mi ha dato questo ruolo. E poi sono troppo educato per fare una cosa simile: dico solo che ho ricevuto la convocazione come tutti i miei compagni». Però che sia più di un semplice giocatore, lo dimostra anche la partita di sabato scorso, la sconfitta con il Malawi: «Venivo dall’infortunio con la Roma — ha raccontato —, per questo motivo non ero tra i titolari. Non avrei dovuto giocare. Poi, quando abbiamo subito il primo gol, sono stato costretto a scendere in campo». E infatti quei minuti finali non facevano parte dell’«accordo» che il giocatore aveva con la Roma: Keita aveva assicurato a Trigoria che non sarebbe sceso in campo neppure per un minuto. Ecco perché Garcia aspetta con ansia la partita di oggi. Timore crescente, anche perché Keita fa capire che ancora una volta giocherà stringendo i denti: «Grazie a Dio ora sto meglio, lo staff medico ha fatto di tutto per rimettermi in piedi in tempo — ha detto ancora —. Ci serve una vittoria, solo così potremo qualificarci. Non possiamo mancare alla prossima Coppa d’Africa».
MAPOU K.O. Ma Keita non può mancare neppure nel prossimo tour de force della Roma. A Trigoria oggi riabbracceranno Torosidis e Manolas, sconfitti e sostituiti ieri sera nel match contro la Serbia. Il morale è a pezzi, ma il reparto ancor di più: Yanga-Mbiwa tornerà non prima del match con il Sassuolo del 6 dicembre. Per fortuna stanno bene Holebas e Astori, in gruppo ieri come Florenzi. Almeno qui, Garcia può sorridere.
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