rassegna stampa

Juventus, Roma o Napoli: lo scudetto allo specchio

Sono tre bellezze, a modo loro. I bianconeri hanno un cast di stelle; i giallorossi puntano sui singoli; gli azzurri sulla forza del coro

Redazione

La bellezza è un contenitore di concetti, non solo nel calcio. È ordine e disordine e sta negli occhi di chi guarda. Nel calcio ci sono state belle squadre battute da sporche dozzine (allenatore compreso) e squadre sopraffine che hanno dominato il mondo. La bellezza del pallone italiano non si localizza più in provincia ma codificarla è difficile e non è detto che i numeri riescano a definirla. La Juve di Allegri è una squadra pop che sta tentando la rivoluzione con un modulo spericolato. La Juve è Guerra e Pace, è un quadro di Andy Warhol, è ripetitività e minuti di celebrità per molti. Ha un supercast come certi film del passato. La Juve a cinque stelle (Pjanic, Dybala, Mandzukic, Higuain, Cuadrado) più altre stelle ovunque (una grande difesa, un grande portiere, un allenatore pluriscudettato) si accontenterebbe di sbarcare a Cardiff, per la finale di Champions. Sognare il triplete non è peccato. Il Napoli di Sarri è sangue e ritmo. Lo spartito da rispettare non manca, visto che Sarri non è il tipo che lascia spazio all’improvvisazione. Gli azzurri sono primi in tutto: passaggi, tiri, gol. Amato dalla critica si è portato a casa parecchi punti. Il Napoli è bello nei gesti e nei singoli. Ha un buon cast ma il regista pretende che si segua il copione. E’ il Quarto Stato, ribellione ai fatturati e alla gerarchia che il calcio italiano ha stabilito negli anni. Cerca di sintetizzare in talento e lavoro. Nello sport, il talento molte volte paga e qualche volta tradisce. Talento più applicazione è una formula che non tradisce mai. La Roma è la meno codificabile delle tre. Ha il giocatore che tira di più, Dzeko, quello che crea più occasioni, Salah, è seconda nella classifica dei calci d’angolo e dei tiri in porta. La Roma è come Roma, a volte esagerata. E il suo tecnico ha fatto la gavetta col bel gioco ma ha imparato ad adattarsi alle situazioni. Ha cambiato la sua Roma senza snaturarla. È molto vicino alla Juve e se fosse un duello probabilmente lo vincerebbero i bianconeri ma è un campionato pieno di insidie e variabili. Le grandi individualità non mancano neppure qui. Più leggera della Juve, la Roma assomiglia a un grande balletto, lo Schiaccianoci, un catalogo di virtuosismi tecnici: la danza araba di Salah, la Danza degli zufoli di Dzeko, la coreografia di Spalletti che avvolge i suoi ballerini e ne esalta le caratteristiche. La Roma ha sommato una enorme quantità di passaggi (oltre diecimila) inferiore soltanto alle tessiture del Napoli. Non è la squadra che tira di più in porta (vince il Napoli con 146 tiri a 123) ma nelle classifiche individuali è sempre ben piazzata. Il suo equilibrio non sempre è di ferro ma tanto basta per tallonare la Juve. Dicono sempre che la concorrenza faccia bene. Magari non è vero, ma nel campionato italiano funziona.

(A. Bocci)