Abituati per forza d’inerzia a considerare il 2 marzo la madre di tutte le notti, perché è la sera in cui la Juve andrà a trovare la Roma, faremmo bene ormai a spostare le lancette del giudizio avanti di un mese - al 4 aprile - quando sarà piuttosto il Napoli a scendere all’Olimpico. La partita più importante di quel che resta della stagione sarà verosimilmente quella, con l’accesso diretto alla Champions in palio fra le due squadre che a volte riescono a competere con la Juventus - la Roma era risalita a meno uno un mese fa, il Napoli ha prevalso in Supercoppa - ma sul lungo periodo rimangono seccamente distanti dai campioni d’Italia.
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Juve, chi la ferma? Benitez lanciato ora la Roma trema
La squadra di Garcia, che nelle ultime sei giornate si è fatta recuperare sette punti dal Napoli, non è più la seconda designata per bolla papale: rimane favorita per l’accesso Champions diretto.
Ieri Allegri, rasserenato dal pareggio romanista di sabato, non ha nemmeno spinto sull’acceleratore: privo com’era di mezzo centrocampo, ha aggiunto un difensore rispolverando la «tre» di Conte e arrivando in porto a Udine col pilota automatico (e un paio di accettabili spaventi). Fra i sette punti di vantaggio che ha mantenuto col pareggio e i nove cui sarebbe potuto salire vincendo, cambia davvero poco: a meno di sconquassi al momento difficili da ipotizzare, lo scudetto pare più che indirizzato sulla strada di Torino per la quarta volta consecutiva.
Siccome tutto ciò sta succedendo in pieno inverno, la Juve europea non avrà alibi, ma le energie intatte per assolvere alla responsabilità di farci sopravvivere in Champions League fino a primavera, come può e deve: il Borussia ultimo in Bundesliga può essere una trappola, ma è soprattutto un’opportunità. Viceversa la Roma, che nelle ultime sei giornate si è fatta recuperare sette punti dal Napoli, non è più la seconda designata per bolla papale: rimane favorita per l’accesso Champions diretto, ma la dinamica della stagione - unita a un mercato di riparazione costruttivo e produttivo (ieri Gabbiadini ha portato due punti secchi) - dice che Benitez ci crede.
Situazione preoccupante per una Roma percossa dagli infortuni, da un mercato distratto - visto che Doumbia non è ancora disponibile, Destro andava trattenuto fino all’ultimo - e dalla scelta mai semplice di togliere Totti quando sei sotto nel punteggio. Buon per Garcia che soltanto il Napoli abbia compilato il modulo d’iscrizione alla corsa; la Lazio perdendo a Cesena e la Samp facendosi travolgere dal Toro - forse la squadra più in forma del momento - hanno infatti mancato l’esame di maturità per aspirare all’Europa degli adulti.
A differenza dell’Inter, crollata davanti all’evoluto Sassuolo, il Milan non ha fallito l’ultima chance di guardarsi allo specchio senza svenire: la vittoria sul Parma, unita all’implicita rilassatezza del prossimo match (nessuno può chiedergli grandi cose in casa della Juve, il che apparecchia una situazione ideale), consegna a Inzaghi quindici preziosi giorni per progredire sul piano del gioco, che rimane un’emergenza visti i languori denunciati ieri dopo il provvisorio pareggio di Nocerino. La politica dei parametri zero che Galliani persegue, in massima parte perché obbligato dal budget, ha partorito numerosi disastri ma anche chicche di valore come Jeremy Menez, che la stinta Parigi di questa stagione ha lasciato partire con fretta colpevole. Meglio per Pippo, che con l’acquisto di Destro scivola fatalmente verso il 4-2-3-1 (Menez a girare attorno al centravanti) e a livello di classifica rivede almeno, anche se ancora da lontano, l’Europa League. Se poi qualcuno gli chiedesse di più ricordandogli i patti sottoscritti in estate, ricordi che di questi tempi se ne rescindono di ben più importanti.
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