La Roma passa il turno ma i difetti sono sempre gli stessi: Garcia dipende troppo dalle prestazioni individuali, soprattutto dei suoi attaccanti, scrive Alex Frosio su La Gazzetta dello Sport.
rassegna stampa
Iturbe e Iago Falque ali che non si aprono e la Roma resta a terra
Garcia dipende troppo dalle prestazioni individuali, soprattutto dei suoi attaccanti
Il gioco della Roma è evidentemente disegnato per sfruttare l’uno contro uno sulle fasce. Progetto perfetto quando sulle bande sgommano Gervinho e Salah al massimo della forma (gli strappi dell’ivoriano furono il tratto distintivo del primissimo e felice periodo di Garcia sulla panchina giallorossa), non quando i sostituti fanno scena muta o quasi.
Ieri Iturbe è il meno positivo. Nel primo tempo, escluso il portiere ,è il giallorosso che corre meno dopo Manolas, e quando esce dopo un’ora di gioco il bilancio è pesantemente in rosso. L’argentino chiude con 26 palloni toccati, trasformati in appena 7 passaggi positivi (3 negativi), 2 dribbling non riusciti su 2 tentati, ben 10 palloni persi. A inizio ripresa, Iturbe si sposta a destra - senza migliorare - mentre Iago Falque va a sinistra, dove dovrebbe trovarsi più a suo agio. Ma anche il contributo dell’ex Genoa è minimo: appena 2 cross, un dribbling negativo (l’unico tentato), anche per lui 10 palloni persi. Meglio, insomma, quando entra Mohamed Salah, che non sta benissimo e si vede, ma qualche strappo cerca di procurarlo: 3 occasioni create (come Iago con un’ora in meno in campo), un dribbling positivo e uno negativo.
Un altro difetto giallorosso è infatti non tanto il poco movimento senza palla - i terzini spingono, Nainggolan e Pjanic spingono e retrocedono, il bosniaco è addirittura il giocatore che corre di più tra i romanisti, con 12,044 chilometri mentre il belga è quello che recupera più palloni (10) - quanto l’incapacità di servire il pallone nello spazio e la capacità di smarcamento: i passaggi arrivano sempre e solo tra i piedi.
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