Italia-Spagna 6-1, Roma che distrugge il Barça, Juve che terrorizza il Madrid. Tutto bene, ma ora non commettiamo l’errore opposto a quello dell’andata: una settimana fa eravamo nell’abisso, un sistema in crisi totale, oggi ci sentiamo la nuova Spagna. Probabilmente la verità sta nel mezzo: i molteplici successi nelle ultime Champions, lo scarto tra le due nazionali, non si cancellano con due partite pur straordinarie. Che possono però essere il punto di ripartenza.
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Italia-Spagna 6-1. Lezione di DiFra e Allegri ripartenza per il nostro calcio
L’impresa della Roma e il capolavoro della Juve accorciano il gap con i padroni d’Europa: grazie a idee tattiche, atteggiamento e alla svolta psicologica che ci serve
Non di discute che, nei quarti, la distanza sia stata accorciata dalla bravura dei tecnici. Con Allegri la Juve era compattissima, un doppio "muro" nel quale Higuain ha addirittura due compagni (Douglas Costa e Khedira) più avanzati. Ma non ha mai rinunciato alla profondità, il contrario. Come riporta l'edizione odierna de "La Gazzetta dello Sport", DiFra ha compiuto il capolavoro che gli dà cittadinanza nel gran calcio: se il Barça gioca quasi 4-4-2, non resta che una difesa a tre alta e aggressiva e una mediana che sia almeno in parità. Possibile con Dzeko che chiama a sé due difensori. Due gare studiate e programmate. Non sono tanti così visionari.
Ma limitarsi alla tattica sarebbe riduttivo. E fa ancor più rabbia, perché la chiave è stata l’esaltazione, non frequente, delle armi migliori. I giallorossi sono discontinui, vincono bene poi perdono male, non hanno mai avuto il miglior Nainggolan, però sono l’italiana che sa attaccare meglio in massa, con furia e velocità, e così è stato: il Barça non si aspettava un’aggressione quasi suicida, potendo contare sul palleggio Rakitic-Iniesta e sulle fughe di Messi, e non s’è ripreso.
Serve una svolta ideologica, quello che aveva in fondo pensato Conte: se tutti gli altri vanno a 10 all’ora, a me basta forzare a 12 per infilarli. Allegri ha altre strategie che compensano, ed è più bravo a gestire più tornei in contemporanea. Di Francesco sarebbe di suo molto sacchiano. Potrebbero far partire loro la rivoluzione, convincendo Sarri che nel 2018 non si può affrontare una stagione in dodici.
Tra Roma e Madrid, s’è rivista quella dote assente da tempo e nella quale, se siamo al top, non abbiamo rivali: saper fare squadra. Come nel 2006 l’Italia. Nella Juve e nella Roma tutti hanno giocato per tutti: come un uomo solo che si fa squadra e tira su chi è più in difficoltà (Alex Sandro, Schick). Ci sono buoni motivi per un discreto ottimismo. Speriamo dalle semifinali.
(F. Licari)
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