Non esagera Di Biagio quando considera Italia-Argentina la prima partita del nostro Mondiale personale. Questo è il minitorneo che dirà quanto siamo davvero lontani dalle qualificate, quanto Spagna e Svezia sono state soltanto sfortuna. Messi andrà a giocarsi il titolo in Russia, come l’Inghilterra che troveremo a Londra, come la Francia rivale di giugno. Noi no. Sfide da Mondiale, quindi, anche se l’obiettivo non è la finale di Mosca del 15 luglio ma più lontano: la Nations League, l’Europeo dove non possiamo mancare, la rinascita di un movimento, tra risultati e orgoglio, che non può non cominciare da qui. Perché, come dice Arrigo Sacchi, non è neanche facile per Di Biagio gestire la situazione da c.t. che non conosce il suo futuro. Partendo in svantaggio: la sua è una soluzione a tempo, altrimenti gli avrebbero fatto un biennale. si è scelta la strada della combinazione con il nuovo che comunque avanza a buon ritmo: Spinazzola, Pellegrini, Chiesa, Donnarumma, Romagnoli, Rugani, Caldara, Bernardeschi, Cutrone, Cristante, presto Barella, e non solo lui, sono una nuova generazione interessante che però ha bisogno di partite, test, batoste, come era stato per Bonucci, Chiellini e Buffon che ormai parla sempre più da simbolo e leggenda vivente della Nazionale. Una cosa intanto è positiva: per quanto affascinante fosse l’idea dei 4 attaccanti, Di Biagio sta scegliendo un sistema moderno che si adatti ai giocatori, non il contrario. D’altra parte non c’era chi suggerisse a Ventura, solo pochi mesi fa, il 4-3-3 che sarebbe stato ideale per il giocatore più decisivo, Insigne. Qualche dubbio l’abbiamo su Verratti play, oppure sulla combinazione con Jorginho centrale e lui mezzala. Servirebbe un Thiago Motta, come nel Psg, per coprirgli le spalle, ma non si vede. Forse Parolo è quello che più si avvicina all’identikit. Anche Gagliardini è più mezzala che centrale. Un ruolo che, perso Pirlo, sta soffrendo. Oggi in tanti devono dimostrare qualcosa. Verratti ha il compito di smentire la sfiducia che l’ha circondato, Immobile di trovare una dimensione internazionale, Spinazzola di correre come con Gasp, Insigne di fare come con Sarri.
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(F.Licari)
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