Un rimpianto chiamato Dybala. Un fuoriclasse che avrebbe risolto molti problemi di Inzaghi, offrendo quell’imprevedibilità indispensabile a una squadra fin troppo disciplinata. Alla Juve era ormai bruciato e non soltanto per ragioni calcistiche: la pantomima dell’ultimo incontro con il procuratore è stata un’umiliazione supplementare. L’Inter no, è stata davvero a un passo dall’argentino, sognava la grande coppia con Lukaku. Però - sottolinea Fabio Licari su 'La Gazzetta dello Sport' - ha dubitato, traccheggiato, esitato e infine scelto in direzione opposta. Sbagliando. Il rimorso è duplice, tecnico-tattico e patrimoniale.
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Inter, è Dybala il grande errore
Dybala era libero nel momento chiave, obbligava naturalmente ad alleggerire il monte stipendi, liberandosi di un altro attaccante. Inzaghi ha preferito non avventurarsi nel sentiero disseminato d’insidie di Dybala, temendo i soliti problemi muscolari. Risultato: manca disperatamente un trequartista-seconda punta. Mancano la fantasia, il genio improvviso, le visioni di un Dybala in quella zona dove, se le difese si compattano, l’Inter fatica a “inventare” uno spiraglio vincente. Il contraccolpo per il Dybala mancato è anche patrimoniale. Nessuno in rosa è un asset importante per la società. Dzeko sta per compiere trentasette anni e non è merce di scambio. Lukaku è un prestito. Correa s’è svalutato. Nell’ipotesi peggiore, quella di un Dybala non esaltante, l’Inter se ne sarebbe liberata senza minusvalenze, ma una plusvalenza sarebbe stata più probabile.
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