La frenata sul monte ingaggi è netta. E parte dai quartieri alti della Serie A. Sarà una vera e propria inversione di marcia? Lo diranno i prossimi mesi. Intanto si è interrotta quella corsa sfrenata che un anno fa aveva portato a toccare quota 1 miliardo e 360 milioni: ora siamo a 1 miliardo e 288 milioni, al secondo posto di questo dorato censimento. La Juve ha dato l’esempio, risparmiando 58 milioni sugli ingaggi. In soccorso delle società, però, sono venute le norme dell’ormai famoso Decreto Crescita. Ne hanno beneficiato soprattutto gli stranieri, che hanno potuto tenere alte le retribuzioni grazie a una tassazione ridotta del 50%. Tra le società in controtendenza sulla spending review spicca l’Inter: il suo monte stipendi è aumentato di una decina di milioni perché la rosa è stata allargata con giocatori esperti, quindi, costosi. Persino la parsimoniosa Lazio di Lotito è salita da 72 milioni a 83. Pesano i rinnovi (Immobile su tutti), ma anche l’ingresso in scena di attori esigenti.
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Ingaggi, la Juve dà l’esempio: -58 milioni. Inter e Lazio in crescita, ma la Serie A scende di 72
Nel girone dei virtuosi trova posto la Roma: il fardello di 125 milioni del 2019 scende a 112
Ovviamente - scrive 'La Gazzetta dello Sport' - il re di denari è sempre Cristiano Ronaldo con i suoi 31 milioni netti. Si fatica ad individuare un rivale, il meno lontano resta Romelu Lukaku con i suoi 7,5 milioni netti (ma con i bonus arriva a 9). In ogni caso nell’ideale undici dei Paperoni abbondano i bianconeri: da Szczesny, a De Ligt, Ramsey o Rabiot. In totale il club di Agnelli spende ancora 236 milioni al lordo, senza dimenticare che in cottura c’è il pesante rinnovo di Dybala. In questi calcoli non rientrano i costi per la buonuscita di Higuain, mentre Khedira è ancora in sonno e Douglas Costa è andato via solo in prestito. Come Rugani e De Sciglio.
Nel girone dei virtuosi trova posto anche la Roma. I giallorossi non solo hanno contenuto i costi con salutari cessioni, ma hanno anche sterilizzato la voce stipendi. Così il fardello di 125 milioni del 2019 scende a 112. È l’inizio di un nuovo percorso? Non se lo augura solo la famiglia Friedkin. In casa Napoli la differenza è davvero minima: da 103 si è arrivati a 105 milioni. Anche in questo caso il super ingaggio di Osimhen è calmierato dalle ormai note norme fiscali. Nel caso di De Laurentiis, però, pesa la mancata uscita di Milik, come pure la conferma (forzata) di Koulibaly.
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