rassegna stampa

Ilicic e Salah incroci pericolosi. Pjanic, la medicina per la Roma

Con l'entrata in campo del bosniaco, la Roma è tornata a giocare e a correre. Il 15 giallorosso illumina il centrocampo e serve palle col contagiri ai compagni

Redazione

Ilicic e Salah, due monumenti. Borja Valero, il loro piedistallo. Sono loro le armi tattiche della serata al Franchi. E la Roma va nel pallone per un’interminabile mezz’ora del primo tempo. Il tecnico Montella aveva accarezzato alla vigilia la suggestione di una scena madre così. Il gol della Fiorentina: i due trequartisti eccellenti nel muoversi tra le linee e mettere in difficoltà i difensori della Roma col loro pressing alto, il centrocampista spagnolo perfetto negli inserimenti e nel dettare la ripartenza giusta. La dinamica dell’1-0 è da manuale del calcio.

COMPLETO Lui, «Iliciclone», si era fatto conoscere proprio sul proscenio di Firenze, quando con un siluro di sinistro da 30 metri sorprese Frey quando vestiva la maglia del Palermo. Era il 3 ottobre 2010, quella volta i rosanero vinsero 1-2 volando sulle ali di uno strepitoso Pastore. Che cos’è cambiato nello sloveno? Molto, a rivedere quel destro vincente di ieri: l’altro piede finalmente usato non solo per camminare. E così nel suo colpo ad alta precisione la ripartenza orchestrata da Borja Valero e rifinita da Salah trova il suo coronamento. Bravo, Josip: l’aria di Firenze ti ha fatto bene e i consigli di Montella lo hanno completato. La primavera dello sloveno è già arrivata.

PROFESSORELa Fiorentina fa la Roma della scorsa stagione: possesso palla, controllo del gioco, velocità e rapidità d’azione con Salah e Ilicic (10 sponde in tutto per i due), appunto, splendidi interpreti del calcio moderno. A dirigere l’orchestra, appunto, Borja Valero (19 passaggi positivi). Che, approfittando della confusione creata da De Rossi (che disorienta pure Keita), può dispiegare il suo gioco preferito: quello verticale. Accompagnando l’azione con Joaquin e Alonso con i tempi giusti da squadra compatta.

RISCATTO Il pressing alto e l’intensità imposti da Montella sono la chiave del primo tempo, un monologo «spezzato» nell’ultimo quarto d’ora e che nella ripresa non c’è stato proprio, complice l’assenza del faro Pizarro uscito per infortunio. Il risveglio della Roma, i cui giocatori finalmente cominciano a correre di più senza palla, si registra nella ripresa quando Pjanic (35 passaggi ok) ripara i danni creati da De Rossi, giocando alla Borja Valero, con passaggi col contagiri per Ljajic e Iturbe. Davanti alla difesa Keita, in cabina di regìa, può così impostare e conferire alla squadra equilibrio (ben 49 i suoi passaggi azzeccati): un’interpretazione premiata col gol di testa, in quell’area peraltro abitata dai giganti viola, campioni sulle palle alte... Emblematici i due contropiede subìti dalla Fiorentina in vantaggio: il primo porta al rigore, il secondo sventato sul più bello da Neto.

L’IMPORTANZA DI TOTTI Nella serata da incubo di Ljajic, alcune considerazioni: d’accordo venire a prendere il pallone a centrocampo, enfatizzare i movimenti di Totti (maestro nelle verticalizzazioni con uno, due tocchi al massimo), ma portar palla, come ha fatto anche Iturbe, non serve alla causa. Il miglior Adem, non quello di ieri, rende meglio in area di rigore o quando parte da esterno e si accentra con le sue consuete sterzate.