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Il rumore dei nemici. Mourinho e la Juve: veleni, sberleffi e una rivalità infinita

Il rumore dei nemici. Mourinho e la Juve: veleni, sberleffi e una rivalità infinita - immagine 1
Da Ranieri a Pairetto, da "zero tituli" alle stilettate con la Roma: che scintille

Redazione

Il rumore dei nemici è lì, si avvicina di ora in ora, ed è destinato a diventare sempre più fragoroso, man mano che si riducono le ore che separano José Mourinho da Juventus-Roma, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport.

Del resto, quella tra il portoghese e la Juve non è solo rivalità, è antipatia pura. Tanto che in Spagna, nel 2011, da allenatore del Real Madrid arrivò a dire: "Non potrò mai allenare il Barcellona o la Juventus. Sono uno che si dedica in modo eccessivo alle proprie squadre per poter allenare la rivale".

Già, perché la Juventus era già entrata nel suo destino qualche anno prima, esattamente nell’estate del 2009, quando parlando di Claudio Ranieri (all’epoca allenatore juventino) disse: «A quasi 70 anni è troppo vecchio per cambiare mentalità». In realtà Ranieri di anni ne aveva 57, i due poi hanno chiarito ed oggi si stimano a vicenda come non mai. Discorso diverso, invece, con la Juve, con cui da quel giorno fu guerra aperta.

La fiammata, infatti, si riaccende il 3 marzo del 2009, quando nella famosa conferenza dei "zero tituli", e della «prostituzione intellettuale» Mou si lancia così sui bianconeri: "Non si parla di una Juve che ha conquistato tanti punti grazie ad errori arbitrali. Quando si dice che Ranieri e Spalletti (all’epoca alla Roma, ndr ) sono uno fianco all’altro, io sono al fianco di Zenga, Prandelli e Del Neri, che hanno perso tutti tre punti con la Juve. Forse contro di loro è meglio non giocare o farlo con la Primavera. Ma il giorno dello scandalo sta arrivando...". José da lì a poco vincerà il suo primo scudetto nerazzurro, ma la stagione successiva non si scorderà della Juve, facendosi cacciare a dicembre dopo 20 minuti, parlando di «pallamano» nei quarti di finale di Coppa Italia e di struzzi il 19 febbraio del 2010, per un rigore concesso ai bianconeri nella vittoria per 3-2 con il Genoa. "La Juve si è imposta con un penalty misterioso. C’è solo un’area in Italia di 25 metri. Perché bisogna fare come gli struzzi, che mettono la testa sotto la sabbia?". Ferrara, qualche mese prima, gli aveva risposto così: "Se lui non è un pirla, io non sono un fesso".

E poi ci sono le scintille dello scorso anno, quando il 4 novembre ritorna a polemizzare con i bianconeri, stavolta via social. Alla vigilia di Roma-Bodo Mou posta infatti le fotografie del rigore sbagliato da Veretout due settimane prima, in casa della Juve, e di quello di Juve-Zenit in Champions. "Uno dei due rigori è stato ripetuto, indovinate quale?", riferendosi al fatto che in entrambi alcuni giocatori erano entrati in area prima del fischio, ma quello di Veretout non fu fatto ripetere.

Poi a dicembre, alla fine di Roma-Spezia, il consiglio pubblico a Cristante, dopo un giallo ricevuto da capitano per aver chiesto spiegazioni all’arbitro: "Gli ho detto di andarci piano con i direttori di gara, perché lui non è Bonucci, non può permettersi certe cose...". Da lì il putiferio social, con i tifosi bianconeri ancora una volta scatenati contro il nemico di sempre. Ma gli argini erano oramai aperti, tanto che a febbraio, durante Roma-Verona, Mou si infuria per i 4 minuti di recupero concessi da Pairetto, ritenuti troppo pochi rispetto alle tante pause della ripresa. José mima il gesto del telefono, lanciandosi contemporaneamente in un «ti hanno mandato apposta, ti ha mandato la Juve», riferendosi probabilmente al fatto che Pairetto è di Torino ed ai suoi presunti rapporti familiari con il club. Vincendo la Roma sarebbe andata a -4 dal quarto posto dei bianconeri, in piena corsa per la Champions.