rassegna stampa

Il Parma dilaga nel pantano. Zeman subisce la quarta rimonta

(Gazzetta dello Sport – P.Archetti) Soltanto le pozzanghere potevano salvare Zeman.

Redazione

(Gazzetta dello Sport - P.Archetti) Soltanto le pozzanghere potevano salvare Zeman. E quasi ci riuscivano, perché i tiri con cui il Parma sorpassa la Roma vengono prima fermati dalle piscinette sull'erba, ma a simboleggiare la serata, sono sempre i bianchi a tuffarsi per primi e spedire in porta. Così la terza vittoria consecutiva di Donadoni fa annegare le idee del collega più della perturbazione che rende comico il secondo tempo.

C'è tutto il peggio visto nelle precedenti nove uscite romaniste (giocate però solo otto, per il 3-0 a tavolino di Cagliari): la quarta rimonta subita, la seconda sconfitta consecutiva, la quarta complessiva, la peggior difesa del torneo con 19 reti e non basta il miglior attacco (22). La Roma è troppo fragile nella fase difensiva, che coinvolge tutti anche se la brutta figura tocca ai difensori (forse Stekelenburg esce infortunato perché stufo di vedere gli avversari liberi davanti a lui). Se fosse un altro allenatore, meno amato dalla piazza, si parlerebbe di rischio di esonero. Con il boemo si va più cauti, certo che si sta giocando molto del credito estivo.

I MOTIVI Il Parma sorpassa anche in classifica e si piazza nella zona Europa. Vero che la Roma si comporta come contro l'Udinese, parte segna e poi si accartoccia. Però la rimonta è anche dovuta all'elasticità tattica altrui. Sotto di un gol, Donadoni alza ancor di più Rosi che già prima entrava a piacere nel recinto di Dodò. Un Parma con due linee di quattro più vere, mentre in precedenza oscillava tra tre e cinque, fornisce la superiorità sistematica in mezzo e continua la distruzione dell'angolo sinistro romanista. Se il vantaggio è una brioche soffice offerta da Zaccardo a Lamela, il pareggio di Belfodil è uno scivolone fuori tempo di Dodò addirittura da rilancio di Mirante. Errori dei singoli, non del sistema, sostiene spesso Zeman per giustificare la pessima fase difensiva. Ma poi gli sbagli sono del sistema nel raddoppio: ancora allargando sulla sua destra, il Parma naviga allegro e porta addirittura due possibili marcatori liberi. È Parolo a vincere il duello con Biabiany (e con le pozzanghere) sull'invito Belfodil.

PARMA SEVEGLIO Proprio il centravanti, subentrato all'infortunato Amauri dopo un quarto d'ora, sarebbe il migliore se non si facesse cacciare nel finale per doppia ammonizione. Nonostante il campaccio, è Biabiany a rubargli il premio, mentre Paletta è il più affidabile dietro dove pure gli errori sono minimi. Zaccardo si fa perdonare quello a inizio gara con l'urlo del 3-1, quando la Roma ha la linea altissima, quindi perforabile su tutti i contropiede.

NONOSTANTE DE ROSSI  Zeman ha anche accontentato la fazione De Rossi, la quale sostiene che l'azzurro rende meglio da centrale davanti alla difesa. Il boemo lo preferisce invece interno destro, ma mancando Tachtsidis, tocca per la seconda volta a De Rossi fare il regista. Bradley lo spalleggia a destra dove incrocia Parolo, Florenzi a sinistra di fronte a Marchionni e non troppo in soccorso a Dodò. Non si può dire che sia l'inizio furibondo a stancare la Roma: i ritmi non sono i soliti, la rete arriva quasi senza sudare e i tentativi di non lasciarla orfana prima dell'intervallo sono rari. Ancora Lamela, al quarto centro nelle ultime tre uscite, lavora con eleganza per offrire a Osvaldo il pari, ma la sua botta viene respinta come quella di Bradley. È lui il più bravo, ma anche Totti talvolta danza nel pantano. Pur sbagliando un rigore, infila il 3-2 sulla respinta: il 17o gol al Parma non basta, le pozzanghere non aiutano Zeman. O forse sì. Perché senza l'alluvione, le ripartenze del Parma avrebbero fatto più male.