rassegna stampa

Il boemo amaro: «Due gol presi in fuorigioco»

(La Gazzetta dello Sport – A.Pugliese) – Era tutto pronto, con il finale che sembrava già scritto.

Redazione

(La Gazzetta dello Sport - A.Pugliese) - Era tutto pronto, con il finale che sembrava già scritto. Oltre 50 mila persone, la città attraversata da un brivido senza fine e quelle 9 vittorie nel precampionato che sembravano un dolce presagio. E poi c'era lui, Zdenek Zeman, l'uomo più atteso, di ritorno all'Olimpico 13 anni dopo quel 16 maggio 1999, Roma-Cagliari 3-1. E invece, alla fine, quelle 50 mila bottiglie di champagne hanno fatto plof. Niente bollicine, il ritorno del boemo «a casa mia», come aveva detto alla vigilia, ha trasformato il brivido in scossa e l'emozione in amarezza. A salvare il ritorno di Zeman ci ha pensato il ragazzino, Nico Lopez, 18 anni, all'esordio in A, lui che lo scorso anno partiva in panchina anche in Primavera.

Tutto scritto Eppure i segnali della cabala un po' si respiravano all'Olimpico. Le polemiche con la Juve e con Conte («Mi avessero squalificato per più di tre mesi, io mi sarei sospeso. Senza niente non si squalifica uno così»), la Roma che non esordiva in campionato con una vittoria da 5 anni e quel tabù Maran (che Zeman in 4 sfide non ha mai battuto, ma ieri il tecnico del Catania ha smentito) che metteva un po' paura. «Complimenti per il trionfo di Pescara», gli ha detto prima del via lo stesso Maran. Ma Roma non è Pescara e Zeman lo sa. La partenza era stata di quelle da ricordare: uno stadio pronto a tremare d'entusiasmo all'annuncio del suo nome, così tanto che anche Zeman è stato capace di sciogliersi, emozionandosi allo sguardo di tanto amore. [...]

Bene cosìEd infatti, alla fine, a Zeman è andata anche bene, perché ripartire con una sconfitta sarebbe stata dura. «Il nostro problema oggi è che gli esterni fanno pochi tagli; Totti ha giocato troppo largo, lì è difficile costruire qualcosa. E Lamela deve ancora capire i tempi. In generale mi dispiace per i punti persi, anche se entrambi i gol del Catania erano in fuorigioco e il mani di Bellusci sul colpo di testa di Osvaldo era rigore. Criticare gli arbitri è frutto dell'abitudine. Io critico la mia squadra e così anche gli arbitri quando sbagliano. Non penso come Nicchi che non si può parlare degli arbitri o di quello che succede sul campo».[...]