Sergio Busquets non ha profili social. Parla poco, quasi sempre a proposito. E la cosa gli garantisce grande rispetto, ma non grande popolarità, scrive Filippo Maria Ricci su "La Gazzetta dello Sport". Sabato il Barcellona ha preso due gol per la terza volta in questa stagione nella quale ha giocato 48 partite senza incassare reti in 30. Valverde rispetto a Luis Enrique ha rigirato il dramma della perdita di Neymar disegnando un Barça più coperto, con due centri nevralgici: Messi e Busquets.
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Il Barça sorride: l’equilibratore prende il volante
I catalani di Valverde recuperano Sergio Busquets, che assicura copertura e capacità d’impostazione
Se sabato i catalani si erano ritrovati sotto 2-0, più che per l’assenza di Messi era stato per quella di Busquets. Che non ha un sostituto naturale: fino a gennaio c’era Mascherano, a Siviglia ha giocato Rakitic, che conosce la posizione e ha le qualità per fare un po’ ciò che vuole, ma «Busi» è un’altra storia. E il fatto che Busquets potesse essere assente domani sera costituiva una falla che la Roma avrebbe potuto sfruttare. Stiamo usando il passato perché ieri il «pivote» del Barça, fermo dal 14 marzo quando contro il Chelsea si è fratturato una falange del mignolo del piede destro in uno scontro con Giroud, si è allenato coi compagni e, salvo ricadute, sarà in campo.
Guardiola l’aveva capito oltre 10 anni fa quando lo usò per una stagione in Tercera, la quarta serie spagnola, col Barça B e se lo portò dritto con lui in prima squadra l’anno dopo, che si chiuse col primo «triplete» del calcio spagnolo e «Busi» titolare all’Olimpico di Roma nella finale di Champions che il Barça vinse con lo United di Ronaldo. E appena un anno dopo Busquets giocò (e vinse) da titolare anche la finale del Mondiale. Un’ascesa inarrestabile, tanto nel Barça come con la Spagna. Insostituibile per quella capacità di combinare tocco, tranquillità, sangue freddo, visione di gioco orizzontale e verticale a senso della posizione, ruvidità, corsa e tackle.
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