rassegna stampa

Il 2013 della Roma

(Gazzetta dello Sport-C.Zucchelli) I TOP L’uomo che in origine era, almeno, la quarta scelta diWalter Sabatini per la panchina della Roma (dopo Allegri, Blanc e Mazzarri, in ordine alfabetico), è diventato, invece, l’uomo della provvidenza,

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(Gazzetta dello Sport-C.Zucchelli) I TOP L’uomo che in origine era, almeno, la quarta scelta diWalter Sabatini per la panchina della Roma (dopo Allegri, Blanc e Mazzarri, in ordine alfabetico), è diventato, invece, l’uomo della provvidenza, il condottiero di una squadra capace di vincere le prime 10 giornate del campionato. A lui va l’Oscar come miglior attore protagonista del 2013 giallorosso. Rudi Garcia, lasciata la panchina del Lille a giugno con tanti ricordi e nessun rimpianto, è diventato il centro dell’universo Roma, riuscendo in appena sei mesi a prendersi (con gli interessi) tutto quello che era sfuggito ai suoi tre predecessori Luis Enrique, Zeman e Andreazzoli.

FIDUCIA Tanti i meriti del francese, su tutti quello di aver portato a Trigoria quell’autostima che i risultati (mancati) delle ultime stagioni avevano demolito. Ha creato una squadra vera, Garcia, basti pensare che tutti gli allenatori avversari hanno sottolineato il medesimo aspetto: «La Roma è un gruppo compatto ha detto tre settimane fa, Montella e fa quasi impressione vedere come tutti si aiutano l’uno con l’altro».

BOMBER Tanti i giocatori che nella seconda parte dell’anno hanno reso al massimo (da Benatia a Strootman, da Gervinho fino ai rinati De Rossi, Castan e Balzaretti), uno solo quello che non conosce stagioni: Francesco Totti. Che è stato il miglior uomo assist dell’anno solare, con 12 passaggi vincenti. Dietro di lui Cerci, poi Vidal, Pandev e Borja Valero, tutti calciatori che hanno superato abbondantemente i 30 incontri. Totti, invece, si è fermato a 27 partite, nelle quali, tra l’altro, ha messo a segno 9 reti. Nella Roma, nessuno come lui. Ancora una volta.

I FLOP Uno si dedica al golf, l’altro fa parte dello staff di Garcia ma senza alcun ruolo o potere decisionale. Le delusioni del 2013 giallorosso nascono dalla panchina: Zeman prima e Andreazzoli poi, l’alfabeto al contrario del mondo romanista costretto a vedere il boemo, tornato a Trigoria a furor di popolo, esonerato dopo un umiliante 4-2 casalingo con il Cagliari, poi ad assistere alla scalata dell’ex tattico di Spalletti che ha guidato la squadra alla sconfitta più dolorosa degli ultimi 30 anni.

BRUTTI RICORDI Si sono dati il cambio a febbraio, i due allenatori, e di loro si ricordano soprattutto le scelte sbagliate, dal portiere (Goicoechea pupillo del boemo) all’attaccante (Osvaldo accusato da Andreazzoli di essere «un piagnucolone»), fino alle accuse reciproche, più o meno pubbliche, con calciatori e dirigenti. Nessuno li rimpiange.

LONDON CALLING Così come nessuno rimpiange Stekelenburg, Lamela e Osvaldo, malinconicamente passati senza infamia e senza lode da Roma a Londra. L’argentino è finito al Tottenham dove gioca poco ma, a onor del vero, paga anche colpe non sue, come l’esonero di Villas Boas, e sta facendo di tutto per tornare in Italia, mentre l’attaccante è al Southampton e ha messo insieme appena 9 presenze da titolare. Il suo anno è iniziato con l’influenza diplomatica che gli ha fatto saltare il ritiro di Orlando: la Roma lo descriveva a letto debilitato da un virus, su Internet circolavano già le foto delle sue serate al caldo con la nuova fiamma, Jimena Baron. Ventisei anni, ha lasciato una promettente carriera d’attrice in Argentina per seguirlo in Europa e tra qualche settimana lo renderà di nuovo papà. Almeno sotto questo aspetto il 2013 per lui sarà un anno da ricordare.