rassegna stampa

Ibrahimovic fa l’occhiolino. Vuole chiudere da Re a Roma

Zlatan a Parigi non sta più bene, il rapporto con Blanc non è dei migliori, sente che si sta un po’ spegnendo.

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 Suggestione o no, di certo c’è che è uno di quegli scenari da far tremare i polsi. Almeno a Roma, dove Zlatan Ibrahimovic è stato sempre visto come l’uomo delle vittorie, degli scudetti, delle grandi sfide con Juve, Inter e Milan. E dei sogni svaniti, in tutto un paio di volte, quelle in cui è stato vicino a Trigoria. La prima ai tempi del Malmoe, quando Nils Liedholm lo vide a Norrköping, in una gara della Superettan (la Serie B svedese) e lo segnalò — invano — a Franco Baldini. La seconda nel maggio 2003, quando Franco Sensi ci arrivò ad un soffio («Abbiamo fatto un’offerta all’Ajax per la comproprietà, lo vogliamo a tutti i costi», disse), per poi doversi accontentare prima di John Carew, poi di Mido. Non proprio la stessa cosa, anche se l’egiziano arrivò con l’etichetta di nuovo Ibra e si rivelò il «Faraone» dei poveri. Ora potrebbe esserci un’altra occasione. Ghiotta, di certo difficile, anche se le vie del mercato a volte sono infinite. Tanto che oggi ci pensa più Ibrahimovic della Roma, ma domani chissà...

LA SITUAZIONE Arrotoliamo il nastro e facciamo chiarezza. Ibrahimovic a Parigi non sta più bene, il rapporto con Blanc non è dei migliori (ma il tecnico ha rotto con tanti nello spogliatoio parigino), sente che si sta un po’ spegnendo.

Tanto che c’è un dato che ha impresso negli occhi e gli dà fastidio, la classifica del Guardian sui giocatori più importanti al mondo, dove in un anno è passato dal 3° al 13° posto. E a fine stagione vuole cambiare aria, considera concluso il suo ciclo parigino. Del resto, nella sua carriera non è mai rimasto più di tre anni da nessuna parte: all’Ajax quando era un ragazzo, nelle avventure italiane (Juve, Inter e Milan) e nella parentesi in chiaroscuro a Barcellona. Ovunque, però, ha vinto. E ora gli piacerebbe concludere da re, in un piazza calda, passionale, come Roma o Napoli. Anche se i giallorossi (che hanno fatto più di un pensierino pure a Lavezzi) lo stuzzicano maggiormente. Per potenzialità (Champions) e organizzazione.

PERCHÉ Ibrahimovic può farti vincere, su questo nessuno discute. Ancora oggi, a quasi 33 anni. Lo ha fatto in passato, lo può fare in futuro. Aldilà del valore tecnico, alla Roma porterebbe anche tanta personalità. E sarebbe un modo per accontentare Garcia, che da tempo chiede un centravanti classico, diverso da Destro (tra oggi e domani Sabatini incontrerà Vigorelli a Milano, ieri per il d.s. vertice di mercato con Garcia e Baldissoni). A Roma, poi, troverebbe una porta aperta, quella che gli ha spalancato Keita, suo grande amico. «Lo chiamerò per chiedergli se vuole venire — ha detto il maliano — dopo aver chiesto a Sabatini se ha i soldi per prenderlo».

PERCHÉ NO Non la caccia e l’alce da 500 chili uccisa nelle feste natalizie (con l’ennesima protesta degli animalisti svedesi), ma i soldi. Questo è il primo grande ostacolo, perché Ibra a Parigi ha un ingaggio di 12 milioni di euro a stagione (più bonus), con scadenza 2016. Zlatan, però, ha guadagnato talmente tanto che per una nuova sfida sarebbe pronto a dimezzarsi lo stipendio, anche per ripulirsi l’immagine di calciatore legato ai soldi. Anche 6 milioni, però, sarebbero una cifra monstre per le casse di Trigoria. A meno che, per esempio, De Rossi non andasse davvero altrove, liberando lo stesso ingaggio. Finora è tutta solo una grande idea, con Ibra che strizza l’occhio alla Roma. Ma domani chissà...