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La Gazzetta dello Sport

I sogni di Paulo: “I tifosi, il club, Mou, a Roma mi sento rinato”

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Le verità di Dybala da Miami: "Con l’Atalanta stavo male e rischiavo un mese di stop. Sorpreso dall’umiltà di José"

Redazione

A sgombrare il campo da qualsiasi equivoco ci pensa direttamente lui, da Miami, dove è in ritiro con l’Argentina per preparare le due amichevoli in vista del Mondiale di novembre, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport.

Già, perché qualcuno a Roma ha storto la bocca proprio su questo: perché con l’Atalanta no e con Honduras e Giamaica sì? Al di là del fatto che bisognerà poi vedere se e come Paulo Dybala giocherà quelle due partite, la risposta la dà direttamente la Joya. "Domenica scorsa avevo un affaticamento, sentivo che non ero al 100% e i medici lo sapevano — dice dal ritiro dell’Albiceleste – È stato necessario saltare una partita per non rischiare di saltare un mese. E per fortuna gli esami che abbiamo fatto successivamente sono andati tutti bene".

Già, e quel fastidio al flessore della coscia sinistra non si è rivelato nulla di più grave. Per fortuna della Roma, che quasi sicuramente potrà averlo a disposizione già al ritorno, contro l’Inter, il primo ottobre. Ma anche dell’Argentina, che su di lui punta da qui fino al Qatar.

"Il Mondiale? Un sogno, chiaro che l’ansia cresca pian piano che si avvicina. Del resto, è la miglior competizione del mondo del calcio. C’è un clima bello intorno a noi, la gente sogna e noi anche viviamo così, cercando di essere il più professionali possibile, ma con grande fiducia in noi stessi".

Poi Paulo torna sulla Roma, sugli ultimi anni con la Juventus e sull’accoglienza che gli ha tributato la gente giallorossa. "A Roma sono tornato a sentirmi importante, gli ultimi anni alla Juventus non sono stati facili, cambiare aria mi ha fatto bene. Mourinho e Tiago Pinto mi hanno parlato del progetto e della voglia di continuare a vincere, dopo la Conference League dello scorso anno. Ed essere protagonista in una squadra così mi aiuta tanto".

Roma e i romanisti lo hanno accolto come si fa con un piccolo grande re, con una presentazione esclusiva, solo per lui, e dieci mila persone all’Eur. "Quel giorno è stato speciale: allo stadio sei con i compagni, lì ero da solo e non mi era mai capitato prima. Per passione il tifoso romanista è simile a quello argentino e diverso da quello juventino. Hanno una pazzia bella, per loro viene prima la squadra della famiglia. Vivono il calcio come noi, sento questo affetto, mi piace stare a Roma".

E su Mourinho dice: "È stato facile decidere di lavorare con lui, lui mi è sembrato subito un fenomeno. Conosce tutti i giocatori, dai top a quelli di terza categoria. Ma quello che mi ha sorpreso è l’umiltà con cui tratta chiunque: dai giocatori agli addetti alla sicurezza, a prescindere dall’importanza di chi ha davanti".