A pensarci bene, fra Dan Friedkin e i tifosi della Roma, un punto di contatto da far battere forte il cuore c’era già, e niente affatto banale, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Si tratta dell’anno 2001 quando Dan Friedkin eredita dal padre Thomas le redini dell’impero di famiglia, mentre per il popolo giallorosso significa la festa senza limiti del terzo scudetto. Ecco, se il calcio fosse una favola, i due lembi della storia a questo punto sarebbero pronti a ricongiungersi nel segno di José Mourinho. A Roma la riservatezza di Dan e di suo figlio Ryan è divenuta leggendaria (caso Leotta a parte), ma dicono che suo padre Thomas non fosse da meno, nonostante si divertisse nei camei cinematografici (da “Lo Squalo 4” a “Il cavaliere pallido”), che gli permettevano di coniugare, col sorriso, i suoi «business»: auto, aerei, cinema, a cui si aggiungerà poi il turismo di lusso. Insomma, se si pensa che alla sua morte, nel 2017, il figlio Dan non ha dato comunicazione alla stampa della notizia per una settimana. Quelli che appaiono chiari, però, sono gli investimenti che i Friedkin hanno fatto per la Roma in soli dieci mesi. Al netto della valutazione data al club, pari a 591 milioni, fin qui ha speso 350 milioni e motore riacceso, che però – proprio grazie all’arrivo di Mourinho – alzerà di sicuro i propri giri. Perciò, considerando che il fatturato del bilancio in chiusura oscillerà intorno a soli 150 malinconici milioni circa, causa pandemia, una volta che gli acquisti e (si spera) le cessioni avranno disegnato le nuove esigenze di cassa, nella seconda metà dell’anno è assai probabile che arrivi un nuovo aumento di capitale.
La Gazzetta dello Sport
I piani di Friedkin: soldi, silenzi e ambizione. Così la Roma può volare
La famiglia Usa, riservatissima, ha già speso 350 milioni per club e bilancio. Nel mirino stadio e aumento di capitale
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