È difficile dimostrare che ci sia un rapporto di causa-effetto tra le severe parole di Fabio Capello e la sei giorni di show e di gol che hanno rimesso Nicolò Zaniolo al centro della scena, svoltando l’autunno della Roma. L’invito a non-prendere-quella-strada, rivolto dalle telecamere di Sky a Sebastiano Esposito dopo il felice debutto in Champions con l’Inter contro il Borussia Dortmund, ha acceso un alveare di polemiche attorno all’ex tecnico, navigato santone del nostro calcio. Il riferimento ai comportamenti extra-campo, oltre a scatenare la reazione delle persone vicine al talento giallorosso, hanno avuto anche l’effetto di riconciliare Zaniolo col gol, riporta "La Gazzetta dello Sport". Un caso o la messa all’indice ha funzionato tipo sveglia? Il sospetto resta. Quelle dita infilate nelle orecchie, per festeggiare l’1-0 in Europa League al Moenchengladbach, dicono che Zaniolo non sente e non parla. Parla il campo, altri gol spiegano il resto. Io non sottovaluterei gli effetti dell’impiego a tempo pieno di Javier Pastore accanto al giovane talento giallorosso.
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I gol di Zaniolo e l’eco di Capello
Il riferimento ai comportamenti extra-campo, oltre a scatenare la reazione delle persone vicine al talento giallorosso, hanno avuto anche l’effetto di riconciliare Nicolò col gol
Del resto, a vent’anni, Zaniolo è un passo di futuro calato nel presente. Un centrocampista con le sue qualità mancava da troppi anni al calcio italiano. Per il modo in cui si è imposto – la potente rotondità della corsa, l’istinto verticale e l’eleganza del tocco – Zaniolo mi ha ricordato l’entrata in scena di Giancarlo Antognoni, condensata in un match della Nazionale, anni Settanta, con la grande Olanda di Cruijff. C’è il Napoli, si gioca. Ma prima o poi, forse anche Zaniolo ci dirà cosa pensa di Capello.
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