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La Gazzetta dello Sport

I giganti dell’Olimpico. Koné-McTominay, in mezzo guidano gli intoccabili

I giganti dell’Olimpico. Koné-McTominay, in mezzo guidano gli intoccabili - immagine 1
Il francese stringe i denti dopo il ko in Europa: ci sarà. Conte si aggrappa all'ultimo Mvp della A per il colpo
Redazione

Manca soltanto la colonna sonora di Ennio Morricone, perché la scena madre de «Gli intoccabili», in questo Roma-Napoli, sa soprattutto di loro: non c'è attimo in cui Gian Piero Gasperini si sia privato di Manu Koné, 12 partite su 12 e quindi 1080' su 1080'; e non c'è stato quasi mai il desiderio in Antonio Conte di rinunciare a Scott McTominay, 11 su 12 e 903' su 1080'. In quest'ora e mezza che sa di scudetto, in questo calcio iperattivo, in queste idee simili (la difesa a tre) eppure assai diverse nei contenuti (la natura differente nell'interpretazione), Roma-Napoli scopre la sua clamorosa affinità in mezzo al campo, in questa a distanza assai ravvicinata tra due giganti praticamente senza macchia e sicuramente senza paura. Koné, finito ko alla caviglia in Europa, ci sarà anche stavolta: stringerà i denti, d'altronde lui è l'elastico che orienta le due fasi, il maratoneta capace di caricarsi addosso il lavoro sporco e quello pulito, il filantropo che sta al servizio di chiunque, nei raddoppi difensivi e nel forcing per andare a riconquistare in fretta: è la sintesi, o la fotografia se non il poster, del metodo-Gasp, accelerazioni che devastano, strappi che demoliscono, ritmi che sfiniscono, equilibri che lo assorbono e non lo distraggono. Unica controindicazione, dentro statistiche da uomo prossimo alla perfezione, l'assenza assoluta di gol per un tuttocampista che nella sua vita non si è mai sbilanciato poi così tanto (2 l'anno scorso, 5 il primato personale al Tolosa) e che è rimasto almeno in linea con il proprio «storico».

30 agosto 2024, quando tutto nacque, tanto a Roma quanto a Napoli, in un'estate strana eppure fertile, come si sarebbe scoperto poi.  Scott Mclominay arriva allo scadere del mercato, servito per rilanciarsi dopo il decimo posto e rielaborare i valori di una grande squadra, trascinata solo dodici mesi prima da Spalletti al titolo e riconsegnata alla gloria da Conte: a Manchester, rivedendolo, saranno germogliati i rimpianti per chi, in 255 presenze, non ha mai colto potenzialità svendute alla «modica» cifra di trenta milioni di euro. Koné atterra a Fiumicino più o meno alla stessa ora, è il colpo che dà impulso ed energia ad un centrocampo in cui meglio aggiungere anche fisicità, dinamismo e muscoli, per ricostruire e proiettarsi nel futuro che Ranieri allestisce con una escalation inaspettata e che Gasperini - da luglio in poi - esalta con questo primo posto pieno di sé, del suo football europeo, di una squadra che s' è impossessato del suo dogma e l'ha sviluppato sino all'arrampicata in vetta. McTominay s'è avviato prima, è arrivato e si è preso Napoli per intera, è diventato il simbolo di quest'epoca piena della sua straripante autorevolezza, l'ha gonfiata di capolavori balistici che segnano la filmografia più recente e che domenica, all'Olimpico, avendo Koné di fronte, invocherebbe Brian De Palma. Ciak, si gioca.