Istruzioni per l’uso. Nonostante il malinconico pareggio contro il Sassuolo abbia fatto cadere le braccia a qualcuno dei fedeli adepti del culto “mourinhano”, la posizione dello Special One è estremamente salda sia nel cuore dei tifosi, sia in quello della famiglia Friedkin, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Ciò non toglie, però, che il ruolo del tifoso sia ben diverso da quello del proprietario. Il romanista “tout court” ha tutto il diritto si pensare che solo un allenatore come il portoghese abbia almeno tre requisiti fondamentali per farsi amare: in carriera ha vinto 25 titoli (sa come si fa), non ha paura di andare all’attacco di arbitri e Palazzo (proprio come gli appassionati di radio e social), conosce l’arte per mettere pressione ai presidenti per farsi comperare campioni (da Abramovich in poi, basta sfogliare gli almanacchi). Su quest’ultimo fronte in effetti, considerando che finora i Friedkin – ultimamente meno assidui sugli spalti – hanno investito già 534,8 milioni per la Roma, compresi i 199 valsi ad acquistarla, Mourinho ha già ottenuto parecchio. I sei acquisti stagionali, infatti, se consideriamo anche le spese d’ingaggio al lordo per l’annata in corso, hanno comportato un investimento superiore ai 100 milioni. I risultati, però, non sono all’altezza delle aspettative, visto che la squadra – oltre a essere già fuori dalla Coppa Italia – è solo settima in campionato, ben lontana dalla zona Champions (obiettivo stagionale) e con 7 punti in meno rispetto allo scorso anno. Proprio per questo Mourinho in estate vorrebbe una sorta di rifondazione, che di sicuro presupporrà investimenti massicci da parte della proprietà. Saranno finanziati da Friedkin, naturalmente, ma anche dei proventi della coppa europea che si andrà a giocare (ma quale?) e dalle cessioni.
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I Friedkin pagano, la Roma stenta
Per questa stagione oltre 100 milioni investiti fra cartellini e ingaggi
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