Palermo è anche la casa dove, la stessa sera di quindici anni fa, settembre 2004, Daniele De Rossi mise per la prima volta la maglia della Nazionale, scrive Andrea Elefante su La Gazzetta dello Sport. E onorò il debutto con il suo primo gol azzurro. Ieri Nicolò Zaniolo ha fatto lo stesso, anzi meglio: non uno ma due gol, conditi con un assist a Immobile e una partita complessivamente straordinaria, al di là dell’«aiuto» dato dall’Armenia. Da predestinato, appunto. "Stasera ho coronato un altro sogno - ha detto poi Nicolò - e il prossimo sarebbe essere convocato per l’Europeo. In passato sono stato anche criticato, ma fa parte del gioco. Era un periodo in cui non stavo rendendo bene in campo, aveva ragione Capello. Il campo è sempre il modo migliore per rispondere alle critiche".
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Anche se quella di Zaniolo non era la prima apparizione ma la quinta, l’idea è stata la stessa trasmessa quella notte da De Rossi. La sensazione chiara, netta, di un talento che sarà un pilastro della Nazionale.
Ma la vera sfida che ha vinto ieri sera Zaniolo è stata convincere definitivamente Mancini - ma non ce n’era bisogno - della bontà della scelta fatta a suo tempo: quando con la preveggenza che gli è propria da sempre, nel decifrare il talento dei giocatori, lo chiamò in Nazionale che doveva ancora debuttare in Serie A. È stata dimostrargli che potrà essere non solo un suo aspirante titolare, ma pure uno dei «famosi» multiruolo a cui il c.t. pensa già ora, quando fa ipotesi di compilazione della lista dei 23 per l’Europeo: perché Zaniolo gli ha mostrato tutte e due le facce che il Mancio voleva vedere ieri sera, prima esterno offensivo e poi mezzala. Ha segnato un gol per ruolo, è piaciuto là e qua, davanti e un po’ più indietro. "Io mi trovo bene sia da esterno che da mezzala, gioco dove mi chiede Mancini. Io penso solo a giocare e a divertirmi". E ieri sera a divertire, soprattutto.
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