Se la prima frase d’impatto è una citazione imperiale, verrebbe da pensare che per José Mourinho il tempo non sia mai passato, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Invece no. I “mourinhologi” in servizio in ogni parte del mondo trovano che quello che ieri si è materializzato accanto al Campidoglio, dell’imperatore Marco Aurelio abbia scelto la vena riflessiva, quella più matura. "Nulla viene dal nulla e nulla ritorna al nulla", mormora con espressione assorta. "Se non miglioriamo con gli anni e se gli anni non ci rendono dei professionisti migliori vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Sono più maturo. Al tempo stesso il dna non cambia, ma ora ho più esperienza a livello emozionale". Così alla fine, con i giornalisti che inseguivano quel po’ si sangue virtuale che solo i grandi personaggi sanno offrire, stupisce che le uniche vittime dei graffi di Mourinho siano un Grande Amore (l’Inter) e un Grande Nemico però ormai fuori scena (Antonio Conte). Il club nerazzurro, di cui ha scritto la storia non lo nomina, ma quando parla del progetto giallorosso delineato dai Friedkin, si esprime in questo modo: "Loro non vogliono un successo isolato, ma arrivare in alto e rimanere lì. Questo è più difficile. La vittoria isolata è facile. È ancora più facile se tu vinci e non hai soldi per pagare gli stipendi".
La Gazzetta dello Sport
Gli artigli di Mou. L’Inter e Conte nel mirino: “Roma, seguimi e festeggeremo”
Il portoghese: "Ma serve tempo, c’è chi vince e poi non dà gli stipendi. Paragoni tra tecnici? In nerazzurro nessuno come me ed Herrera"
Ancor più palese, però, è la frecciata a Conte, perché a chi gli chiede se non sia dispiaciuto di non incontrare un allenatore che gli è stato paragonato, replica secco: "Ci sono allenatori nelle storie del club che non devi paragonare mai. Qui si parla di Liedholm o di Capello e non devono essere paragonati mai con nessuno. Se parli dell’Inter, non devi paragonare nessuno con me o con Herrera". Eppure il tentativo di spersonalizzare la Roma dalla sua presenza ingombrante lo fa. "Non è la Roma di Mourinho, ma dei romanisti", dice "Questa è la mia natura e vorrei che i giocatori all’interno del club possano avere la mia stessa mentalità".
La costruzione della nuova Roma, però, potrebbe passare anche da nuove battaglie che lo vedano in prima fila, anche se il portoghese sembra – ancora una volta – più riflessivo. "Come immagino la Roma fra tre anni? Che stia festeggiando qualcosa". E se pensate che sia un lasso di tempo troppo lungo, ricordate i tredici che sono trascorsi dall’ultimo sorriso.
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