(Gazzetta dello Sport-M.Calabresi) Ce lo vedete Totti, in campo, chiamare un «Taxi»? Per onestà, chiamerebbe un «Tachtsi», ma la fonetica è la stessa.
rassegna stampa
Giovane e sicura. È già una Roma che va in «Taxi»
(Gazzetta dello Sport-M.Calabresi) Ce lo vedete Totti, in campo, chiamare un «Taxi»? Per onestà, chiamerebbe un «Tachtsi», ma la fonetica è la stessa.
«Taxi» è il soprannome con cui i giocatori del Verona chiamavano Panagiotis Tachtsidis, promesso sposo della Roma (...) e capace di stregare Zdenek Zeman, che lo avrebbe voluto in serie A anche se fosse rimasto ad allenare a Pescara. Lo avrà a Roma, come confermato dall'a.d. del Genoa — proprietaria del cartellino — Pietro lo Monaco («La trattativa può ritenersi conclusa, andrà a Roma in comproprietà»), con Sabatini che ha svelato anche la missione del boemo: «Io prendo questo ragazzo e lo trasformo in un campione».
Segno del destino Hellas. Un greco non poteva che farsi notare lì, in una squadra che porta il nome del suo paese. Verona, però, è lontana da Nauplia, nella periferia del Peloponneso, dove Tachtsidis è nato e da dove, nel 2010, è partito alla volta dell'Italia, scovato da Preziosi quando era in scadenza di contratto con l'AEK Atene, stessa squadra da cui lo stesso Preziosi due anni prima aveva preso Papastathopoulos. Il paradosso è che Tachtsidis, il più giovane giocatore della storia dell'AEK a esordire in prima squadra e in patria considerato un enfant prodige (si fece conoscere con una doppietta alla Germania con la nazionale Under 19), con il Genoa non ci ha mai giocato, e la prima presenza in serie A potrebbe farla proprio con la Roma.
Apparizione Ma non sarebbe la prima volta all'Olimpico, dove Tachtsidis — che per un anno in Grecia si è anche incrociato con l'ex giallorosso Dellas — è già stato il 10 gennaio: era in panchina, vide il Verona sfiorare l'impresa in Coppa Italia con la Lazio, quando segnarono un ex laziale, Emanuele Berrettoni, e un romanista, Marco D'Alessandro, riscattato ma tra quelli che non si sono allenati neppure a Trigoria (andrà al Cesena). «Non ha paura di niente, nemmeno di giocare in una grande squadra — dice proprio Berrettoni —. Ha un avvenire importante, con Zeman si toglierà le sue soddisfazioni. Ed è anche un bravissimo ragazzo, senza distrazioni». Da piccolo giocava dietro le punte, poi l'esplosione fisica (ora supera il metro e 90) lo ha arretrato di diversi metri, ma il piede è rimasto comunque «educato».
Roma nuova Aspettando Tachtsidis e Bradley (che Zeman vorrebbe già nei prossimi giorni a Riscone), ma anche Castan, che stanotte ha giocato il ritorno della finale di Copa Libertadores, c'è da registrare il primo pit stop di Dodò a cui ieri, dopo la prima doppia seduta «zemaniana», si è leggermente gonfiato il ginocchio sinistro operato sette mesi fa. Nulla di preoccupante, solo routine per chi, come il brasiliano, non è abituato ai carichi di lavoro di Zeman ma soprattutto deve riabituare l'articolazione a sforzi e cambi di direzione. Aspettando di correre su e giù per la fascia sinistra, magari un «Taxi» gli potrebbe fare comodo.
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