rassegna stampa

Gioco, assist e responsabilità. Le mille qualità di Pellegrini

LaPresse

A centrocampo o dietro la punta un leader comunque decisivo

Redazione

I l ragazzo si è fatto uomo. In tutti i sensi. Non solo perché un mese fa è diventato papà di Camilla, che ieri ha debuttato su Instagram con la maglia numero 7, ma anche perché mai come in queste settimane Lorenzo Pellegrini si è preso la Roma sulle spalle. Lo ha fatto quando Veretout ancora non era pronto e ha giocato mediano, il ruolo che ama di meno, ma in cui ha cercato di mettere in pratica tutto quello che gli ha insegnato un signore che si chiama Daniele De Rossi. Lo ha fatto in Nazionale, quando Mancini lo ha spostato più avanti, ma più largo rispetto al solito. E lo ha fatto contro il suo amato Sassuolo, dove ha militato due anni e ha imparato tanto. Lo ha fatto diventare da promessa a calciatore vero e gli ha dimostrato come, quando in squadra non ci sono fenomeni, fare gruppo sia fondamentale.

Totti lo incorona ecco perché Pellegrini - e con lui sua moglie Veronica, sempre molto coinvolta dalle altre wags - ama spesso stare con i compagni. Basti pensare a come Spinazzola e Mancini, che non abitano così distanti da lui, abbiano trovato una spalla importante nell’inserimento. Stesso discorso per Veretout. Rispetto a Florenzi, che vive in centro, Pellegrini abita nella zona sud di Roma, vicino a molti compagni, ed è un punto di riferimento per tutti. Mai come in campo, però. Perché se c’è una cosa che la sfida contro il Sassuolo ha dimostrato, oltre aitre assist e al palo colpito sotto la curva Sud, è la capacità di Pellegrini di stabilire subito il giusto feeling con chi gioca con lui. Da Dzeko, che però conosce da tempo, a Mkhitaryan, passando per Veretout, Pellegrini ci ha messo pochissimo a prendere le misure e a trovarsi bene. E gli altri con lui, tanto che sembra che l’ex Arsenal, fin dalla sfida contro l’Italia, sia rimasto colpito dal talento del numero 7, 23 anni compiuti da poco e margini di crescita molto ampli. Lo giura anche Totti, che ieri ha detto: «Con quegli assist sembrava che avesse sotto la maglia numero 10». Quella che gli ha promesso da tempo. Un anno dopo Soprattutto se, come sembra, Fonseca gli darà continuità nel ruolo di trequartista.

Praticamente un anno fa, era il 29 settembre 2018, entrando in campo al posto di Pastore, Pellegrini contro la Lazio non solo segna un gol di tacco che difficilmente dimenticherà, ma scopre anche che giocare più avanti, libero di piede, gamba e testa, è la cosa che gli riesce meglio. Di Francesco gliene aveva parlato qualche giorno prima e Lorenzo si era fidato dell’intuizione dell’allenatore che, proprio a Sassuolo, lo aveva lanciato. Da quel momento la sua storia con la Roma è cambiata anche se a tratti, la scorsa stagione, è rimasto vittima di tutti i problemi avuti da squadra e società. Gli addii di Totti e DeRossi, romani e romanisti come lui, hanno fatto il resto, ma Pellegrini non ha mai pensato di andar via. Anzi, la sua idea è quella di rinnovare il contratto firmato due anni fa ed eliminare la clausola da 30 milioni, per di più pagabili in due anni, che lo rende un giocatore appetibile ai grandi club ma, agli occhi dei tifosi, Assist man Lorenzo Pellegrini, 23 anni, da tre stagioni è tornato nelle fila della Roma LAPRESSE potrebbe sembrare quasi un segnale di instabilità. Ci penseranno, però, i suoi agenti con Petrachi. Lui adesso pensa a stare bene fisicamente - dopo Cristanteèil romanista che corre di più - e a prendere in mano, insieme a Veretout, le chiavi del gioco. Nonacaso, contro il Sassuolo, sono quelli che hanno giocato più palloni: 67 il francese, uno in meno l’italiano. Il tutto sotto gli occhi di Mancini, ben contento di averlo rivisto nelle condizioni migliori. Oltre al ct, allo stadio, anche tutte le sue nipoti. Mancava solo la piccola Camilla, che presto però sarà sugli spalti a tifare per il ragazzo che si è fatto uomo, ma che ancora si emoziona quando l’Olimpico si alza in piedi ad applaudirlo.

Chiara Zucchelli (La Gazzetta dello Sport)