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GAZZETTA DELLO SPORT

Giannini: “Ero l’idolo di Totti. Non sono tornato alla Roma per colpa di Baldini”

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Le sue parole: "In maglia azzurra ho vissuto le notti magiche. La gente ci ha festeggiato anche dopo la sconfitta contro l'Argentina, è stato un momento incredibile"
Redazione

C'è stato nel calcio italiano un solo Principe, Roma era la sua città. Portava i capelli ostentatamente lunghi, era di una bellezza feroce e televisiva. Esibiva nella corsa l'eleganza del gattopardo e sfoderava con superba naturalezza la più taciuta delle qualità: la disinvoltura. Nell'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Gianninisi è raccontato a 360 gradi parlando di tutte le sfumature del suo passato.

Quando nasce il soprannome Principe? "Inizio Anni 80, primi allenamenti con la Roma,  fu Odoacre Chierico a battezzarmi così. Principe per le movenze in campo e l'educazione fuori."

Quando entra la Roma nella sua vita? "Da piccolo andavo nelle Marche, a casa di mio nonno, in cucina teneva uno scudettino della Roma: è stata la rivelazione e il sentimento di identità l'ho sempre portato con me. Un privilegio, ma anche una responsabilità vissuta con orgoglio"

Tornerà mai alla Roma? "Non credo, non mi illudo più. Ho un solo rimpianto. Fu quando Sensi, con cui avevo avuto un rapporto duro e anche bruttomi chiamò: Ti rivoglio nella Roma". Andai a parlare con il dt Franco Baldini, ma mi fece una battuta poco opportuna, dicendo che fino a poco tempo prima mi ero accompagnato con due procuratori, Morabito e Fioranelli. Ero offeso, non aveva fiducia in me: girai i tacchi e me ne andai. Forse avrei fatto meglio a parlare con Sensi e spiegargli che cosa era successo."

A 14 anni era praticamente già del Milan? "Andai a fare un provino a Milanello, c'erano Rivera e Galbiati. Feci bene, mi presero. mi regalarono una maglia rossonera. Pochi giorni dopo Perinetti, responsabile del settore giovanile giallorosso, disse a Viola: Non facciamoci scappare questo ragazzo. E Viola lo ascoltò."

Anni dopo stava per finire alla Juventus? "Boniperti mi adorava, una volte mise sul piatto 20 miliardi di lire, ma Viola disse no. Poi nel 1996, quando lasciai la Roma, mi offrirono un anno di contratto. Rifiutai e andai allo Sturm Graz".

Lei è stato l'idolo di Totti? "Sì, aveva il mio poster in camera. Fu mio padre Ermenegildo a scovarlo, stava alla Lodigiani e lo portò alla Roma. In ritiro dormiva in camera con me, anzi, l'ha raccontato lui (ride), nemmeno dormiva per l'emozione. L'ho tenuto sotto la mia ala, come aveva fatto anni prima Falcao con me. Credo di avergli dato una piccola mano a muoversi nell'ambiente. Un giorno sua madre, Fiorella, mi fermò fuori da Trigoria, per dirmi che Francesco voleva comprarsi una Golf GTD. Era preoccupata. "Mi sembra presto...". Io risposi: "Signora, lo lasci fare..". A quei tempi giravo in Ferrari. Un'altra volta Fiorella mi chiese se potevo andare a salutarlo nel locale dove festeggiava i 18 anni. Scesi dall'aereo e ci andai, ero appena tornato da una trasferta con la Nazionale. A Francesco ho voluto bene"