Per Spalletti Gerson era un calciatore "bellino", brasiliano dai piedi d’oro, ma dal carattere di gommapiuma, come riporta Chiara Zucchelli su La Gazzetta dello Sport. E pensare che durante le notti a parlare di calcio con Sabatini l’ex d.s. provò a convincerlo: "Questo è un grande giocatore". Non ci riuscì mai e lo stesso Gerson non riuscì mai a convincere né Spalletti né Di Francesco.
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Gerson, il genio timido che in Brasile è tornato a sorridere
Per Sabatini era un top, per Spalletti solo "bellino": il jolly del Flamengo è cresciuto e ora se lo godrà il Chelsea
I compagni, invece, per certi versi Gerson li conquistò: tutti, compreso quel Totti di cui gli era stata spedita a casa la maglia numero 10 per convincerlo a preferire la Roma al Barça, erano impressionati dal modo in cui accarezzava il pallone. Gerson e il padre accusavano la Roma di farlo giocare fuori posizione, la Roma faceva presente che non aveva sacrificio e umiltà.
Non difficile da credere, per uno che aveva fatto inserire nel contratto un premio per il Pallone d’Oro. Costato 19 milioni, soffriva la lontananza dalla figlia appena nata e dal Brasile e neppure l’esperienza a Firenze gli era servita.
La Roma lo ha ceduto al Flamengo un anno fa per 11,8 milioni. Aveva detto no alla Russia per aspettare una chiamata da casa: col Flamengo, da centrocampista centrale, è diventato idolo dei tifosi, ha vinto la Libertadores, la Supercoppa nazionale, la Coppa Guanabara e la Recopa grazie ad una sua doppietta. È stato eletto miglior centrocampista del campionato, i critici ne chiedono la convocazione in nazionale e il Chelsea è pronto a prenderlo per 35 milioni. Immaginarlo a Londra non è facile, ma magari nell’ultimo anno il ragazzo che si vergognava di sorridere per non mostrare l’apparecchio si è fatto uomo. E allora sì che sarebbe pronto per una nuova avventura. Con buona pace della Roma che avrà anche qualche rimpianto, ma intanto si accontenta del 10% di un’eventuale cessione.
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