E poi a Roma va così. Va che l’aula magna di Economia, università di Tor Vergata, comincia a cantare all’arrivo di Rudi Garcia: «Ooohhh...vinceremo il tricolor». Va che il rettore lascia l’aula con la maglia di Francesco Totti sotto il braccio, maglia che l’allenatore francese aveva portato in dono a Gianni Rivera: troppo prezioso, evidentemente, il trofeo. Un mercoledì in cattedra davanti a 800 studenti. Più o meno come un mercoledì in curva per Garcia, che ha ricevuto il premio «Etica nello sport», lui tra gli altri dopo Prandelli (fischiatissimo quando il suo volto è apparso in una clip), Ferguson e Platini. Motivazione? Nello scorso febbraio, mentre Edy Reja con una battuta goffa si augurava infortuni in casa Roma nella settimana pre derby, Garcia replicò: «Noi allenatori siamo prima di tutto educatori».
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Garcia sale in cattedra «Sì Roma, siamo i migliori»
"La strada è lunga, ma ho fiducia anche di fronte a episodi contrari. Sì, siamo i migliori".
CON RIVERA E Rivera, anche se senza maglia, è lì ad applaudire Garcia. I due hanno chiacchierato a lungo alla fine dell’evento: scambi di opinione sul campionato, su Totti, sul calcio italiano in generale. Qualche minuto prima, davanti a tutti, i due erano stati protagonisti di un siparietto. Rivera: «Ho citato Nereo Rocco, quando gli dicevi “vinca il migliore” lui replicava “speremo de no”». E Garcia: «No, io invece sono d’accordo con te. “Vinca il migliore”, sì. Perché i migliori siamo noi, la Roma». Boato della curva, e già che l’aula magna per conformazione ricorda proprio il settore dell’Olimpico. «Mi avevano detto che il nuovo stadio della Roma sarebbe stato costruito a Tor di Valle, non avevo capito che invece era a Tor Vergata», scherza Garcia. Uno che davanti alla gente ci sa fare almeno tanto quanto dentro uno spogliatoio. Per dire: gli avevano apparecchiato tutto per un discorsetto. Lui invece prende il microfono e fa: «Preferisco fare domande e risposte con gli studenti».
DALLA JUVE AL BAYERN E quale poteva essere la prima domanda, se non a proposito di «quella squadra a strisce bianconere». Simone chiede lo stato d’animo dopo la sconfitta con la Juventus, Garcia sorride e risponde: «È stata una partita particolare, in alcuni punti l’ho cancellata, in altri la tengo ben presente. Perché quel giorno ho capito di avere una Roma all’altezza, in quella partita la squadra ha dimostrato di valere il primo posto. La strada è lunga, ma ho fiducia anche di fronte a episodi contrari (evidente il riferimento alle polemiche arbitrali, ndr ). Sì, siamo i migliori». Anche se le quattro sconfitte in un mese qualche certezza l’hanno minata: «Ma per nessuno la stagione è un fiume tranquillo — ancora Garcia —. A volte c’è un po’ di turbolenza, di fronte alla quale bisogna tenere la strada giusta. La qualità di un gruppo si misura nei momenti difficili. E allora io sono tranquillissimo, dopo aver visto la reazione dei miei giocatori». Anche in riferimento alla partita di Monaco: quel giorno il tecnico si guardò intorno, si confrontò anche con i piani alti e poi virò verso il 4-4-2. «Ma quello era un momento da gestire, prima del match fu fatta una riflessione importante — è la spiegazione del francese —. Dopo l’incidente dell’andata era giusto adattarsi, mi è piaciuto lo spirito di adattamento della mia squadra, a calcio si può giocare anche con un altro modulo, di fronte a una squadra più forte. Stiamo costruendo da diciassette mesi un’identità di gioco, neppure Roma è stata fatta in un giorno, no? Vogliamo arrivare ai livelli del Bayern. Ma è un processo lungo. In Italia stiamo cercando di diventare grandi, in Europa siamo ancora piccoli».
QUI TOTTI Grande è invece l’argomento Totti. Lo tira fuori una ragazza. «Mister, ha mai avuto nelle sue squadre un capitano come Totti?». Applauso dell’aula magna. E coro: «C’è solo un capitano». Garcia sorride e alza la maglia numero 10. Nuovo boato. «Su Checco è difficile non essere banali — ancora il tecnico —. Lui è fantastico. È fantastico l’uomo e anche il calciatore, che ha sempre voglia di giocare tutta la partita». Altre risate, dopo quelle di Trigoria, pensando al musone del numero 10 dopo la sostituzione con il Torino. Garcia fa una pausa da attore e poi riprende: «Totti lo sa, è la prima cosa che gli ho detto un anno fa, in ritiro. Mi piacerebbe vincere qualcosa con lui». Magari in Europa, anche se il gap con gli altri campionati è ampio: «L’Italia segua l’esempio dell’Inghilterra e della Germania: nuovi stadi e famiglie in tribuna». Ieri, invece, allo stadio c’erano solo studenti.
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