Il mese, evidentemente, dev’essere di quelli che si confanno agli affari che riguardano la Roma. Il 18 agosto del 2011, infatti, il "closing" sancì l’ufficiale inizio dell’avventura statunitense alla guida della società giallorosso. Possibile che, a 9 anni di distanza (giorno più o giorno meno), il passaggio di proprietà del club torni a rubare la vetrina del calcio italiano, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport.
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Friedkin, tempo di ultimatum: Pallotta è al bivio
Il presidente vuole prendere tempo per aspettare garanzie dal Kuwait, ma i soci premono e così stringe col texano, stanco dei rinvii. Chiusura più vicina
Le notizie che giungono dagli Usa, infatti, fanno registrare un’accelerazione sul fronte dei rapporto fra James Pallotta e Dan Friedkin. La pazienza del magnate texan-californiano sta per esaurirsi e quindi, se non si troverà un accordo entro questo mese (meglio il prima possibile), l’offerta da 490 milioni (di immediata disponibilità per l’acquirente) potrebbe essere ritirata e quindi il presidente si troverebbe a fare i conti con i consorzi arabi o sudamericani, considerati negli Usa più ciarlieri che disposti a fornire garanzie rapide. Intanto il titolo, sale dell’8,65%.
Comunque, se è vero che tra i due magnati statunitensi il feeling personale sembra non essere mai scattato (e l’ipotesi che Friedkin possa vincere con la Roma e avere vetrina in Patria, a Pallotta non riempie di gioia), i due sono accomunati in questo momento dalla irritazione per le sortite pubbliche che altri consorzi, pur realmente interessati al club, hanno ritenuto di fare.
Gli ecuadoriani con base in Uruguay promettono Cavani e i kuwaitiani di Al-Baker, che rappresenta una società che fa brokeraggio di petrolio, noleggio di limousine e importazione di Gatorade, hanno però una cosa in comune: entrambi hanno fatto a Pallotta un’offerta più alta per la Roma, ma hanno bisogno di tempo per materializzarla, anche perché non hanno neppure cominciato la "due diligence" completa. Il presidente sarebbe tentato di concedere a tutti ancora delle settimane, i suoi soci e Friedkin, invece, hanno voglia di chiudere al più presto.
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